Roma, il sarcofago del Museo Etrusco diventa virale. Il direttore: «L'ironia porta visitatori»

Roma, il sarcofago del Museo Etrusco diventa un virale. Il direttore: «L'ironia porta visitatori»
Roma, il sarcofago del Museo Etrusco diventa un virale. Il direttore: «L'ironia porta visitatori»
di Laura Larcan
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Lunedì 18 Gennaio 2021, 15:49 - Ultimo aggiornamento: 16:04

Chi ha detto che gli etruschi non fanno ridere? Basta seguire i canali social del Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma per rendersene conto e farsi più di una risata. Ci son voluti un’immagine e uno slogan “pubblicitario” che ricalca il volantino Unieuro e fa il verso all’agenzia funebre Taffo, per scatenare il fenomeno virale a suon di ironia. «Non lava, non stira, ma dura in eterno” recita il messaggio accanto al famosissimo Sarcofago degli Sposi: «Caere, 520 a.C. Diffidate dalle imitazioni. Modello unico. Lo trovate solo a Villa Giulia». Un post che ha collezionato fino ad ora 860.000 visualizzazioni con 162.300 interazioni, facendo volare le pagine social del Museo romano nella pole position dei musei italiani, con più like degli Uffizi, del Colosseo e Pompei. Tutto merito del vulcanico direttore Valentino Nizzo e della sua responsabile della comunicazione Anna Tanzarella.

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Come è nato questo post? «L’idea di fondo alla base del post virale è che i musei possano compiere la propria missione anche attraverso l’ironia». Non è la prima volta che Il Museo si lega ai tormentoni social (hanno iniziato a farlo sin dall’insediamento di Nizzo nel 2017): «Penso alla promozione della compagna abbonamenti che faceva il verso alla nota e discussa pubblicità di Pandora. E abbiamo proseguito in varie forme. Più o meno istituzionali, ma per quanto possibile sempre con un linguaggio che consentisse di raggiungere diversi tipi di pubblici». Ed ecco la sfida. Gli Etruschi fanno il verso a Taffo: «Volevamo dire al social media manager di Taffo Funeral Services che noi di robe funerarie ce ne intebdiamo eccome, quindi non vi sparate le pose che non ce n’è bisogno.

Volevamo chiedere invece al social media coso di Unieuro se hanno anche aspirapolvere in offerta...».

«La sfida era su due livelli - racconta Nizzo - Riprendere per adattare e forzare il linguaggio social. Una provocazione che ha rilanciato subito Taffo, come sempre genialmente fa». Tutto ruota intorno alla figura del sarcofago funerario. «Il fatto di avere una collezione quasi integralmente composta da materiali provenienti da sepolture e tombe ci ha facilitato il lavoro e ha anche dato ulteriore sostanza alla componente ironica del messaggio - dice Nizzo - Taffo ha subito colto e così è nata una sfida che ha visto finalmente giocare alla pari un Museo con realtà di tenore completamente diverso. Il pubblico e anche molti professionisti del nostro settore hanno apprezzato il nostro messaggio».



 

La sfida è andata a segno? «In tanti ci hanno scoperto e in moltissimi hanno dichiarato di voler venire al Museo per la prima volta quando riapriremo. L’incremento di follower è stato esponenziale, in particolare sul canale yt #Etruschannel che ha superato Uffizi tv nel numero di iscritti». Qualcuno si è interrogato sull’efficacia del ritorno. «A un Museo non interessa un ritorno in termini economici o di biglietti - riflette Valentino Nizzo - a un museo interessa diffondere il più possibile il proprio messaggio raggiungendo anche “non pubblici”. E il messaggio del post era: abbiamo un capolavoro che non ha paragoni con nulla, prodotto a Caere (qualcuno ha pensato a una citazione delle famosa birra, per poi scoprire che è il nome dell’antica città di Cerveteri) nel 520 a.C., abbiamo 6000 altri capolavori accessibili con un solo biglietto e abbiamo un canale Yt dove raccontiamo tutto questo quotidianamente».

Traguardo raggiunto? «Questo è il messaggio che è arrivato a migliaia di persone, anzi, quasi a un milione se guardiamo le statistiche del pubblico raggiunto: 860.000 persone in questo momento, con 162.300 interazioni. In ogni caso, l’idea che un Museo possa non essere noioso e polveroso e possa parlare a un pubblico diverso da quello consueto è a mio avviso vincente». ​

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