L’ennesima emergenza dei rifiuti costerà ai contribuenti del Lazio, romani in testa, oltre 8 milioni di euro. Sono i soldi necessari che da luglio alla fine dell’anno dovranno pagare Ama e i suoi fornitori - quelli che trattano e smaltiscono la spazzatura della Capitale - per portare gli scarti di lavorazione fuori Regione. Precisamente in Abruzzo, Marche, Puglia, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Campania. Ancora una volta la soluzione passa per l’ipotesi più costosa: quella dei viaggi della speranza. Soltanto tra aprile e maggio, come ha comunicato Ama, il sistema ha speso già un milione in più.
Mentre il governo, la Regione e il Comune di Roma, mettono una pezza, restano ancora insoluti i nodi più strutturali: cioè dove verranno realizzate le discariche che mancano nel territorio di Roma Capitale e della sua Città metropolitana.
Ieri il ministro della Transizione Roberto Cingolani, dopo che nel suo dicastero c’è stato l’ennesimo e non risolutivo vertice tra Campidoglio e Pisana sulla discarica, aveva provato a fare di necessità virtù: Abbiamo identificato alcune strade e ci stiamo lavorando in queste ore con Regione e Comune». Cioè gli sbocchi nelle discariche di sei regioni diverse dal Lazio. Detto questo il governo, anche se si mostra cauto nei suoi giudizi e nei suoi caveat, vuole dagli enti a breve la chiusura del dossier.
E dopo l’individuazione degli catini dove sversare a caro prezzo la spazzatura capitolina, il piano prevederebbe altri due step: nel primo la Regione individua due aree da utilizzare come discariche provvisorie, quindi non basterà autorizzare il quinto bacino a Roccasecca, operazione resa difficile anche perché la società proprietaria del sito - la Mad - ha ritirato la richiesta di allargamento e ha visto nei mesi scorsi il suo titolare Walter Lozza, arrestato (è ai domiciliari) per i lavori al catino di Monte Carnevale. Più delicato l’ultimo passaggio: Roma deve indicare degli spazi dove conferire i suoi rifiuti. Su questo versante Palazzo Senatorio prova ancora a resistere e ricorda che Ama sta cercando due Tmb mentre già nei prossimi giorni la Città metropolitanaindicherà le nuove aree bianche dove localizzare le eventuali discariche. Tra queste Magliano Romano.
MALAGROTTA
Questo è il futuro, il presente, come detto, prevede nuovi costosissimi viaggi della speranza. Alla base della soluzione ci sarebbe il lavoro fatto in questi giorni dal commissario della Egiovi, la società che gestisce i Tmb di Malagrotta e che si è trovata senza sbocchi: avrebbe infatti trovato spazi (36mila tonnellate) in Abruzzo, Marche, Puglia, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia, ma si sarebbe fermata quando erano da firmare i contratti: anche perché comportano uno sborso di oltre 660mila euro al mese, poi da accollare al suo cliente Ama, quindi a tutti Romani che pagano la Tari. Ieri è arrivato l’ok dalla Regione e dal ministero.
Spiega al riguardo l’assessore ai Rifiuti, Massimiliano Valeriani: «Queste misure consentiranno di mettere in sicurezza la città di Roma per i prossimi sei mesi». Parallelamente, «per il trattamento e lo smaltimento, invece, la Regione ha già sottoscritto intese con l’Abruzzo per 70.000 tonnellate e con la Toscana per 13.500 tonnellate, mentre si sta attivando anche un altro accordo con la Campania per 20.000 tonnellate di rifiuti di Roma, sempre nel periodo luglio-dicembre 2021». Sbocchi destinati ad Ama e altri suoi fornitori come i tritovagliatori di Porcarelli.