Differenziata, il flop di Roma porta il Lazio sotto al 50%

Differenziata, il flop di Roma porta il Lazio sotto al 50%
di Mauro Evangelisti
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Mercoledì 18 Dicembre 2019, 13:18
Senza la deludente performance di Roma, la percentuale della differenziata nel Lazio sarebbe al 53 per cento. La Capitale nel 2018 ha visto, per la prima volta da un decennio, scendere il dato, fino al 42,9: una percentuale che porta il totale regionale al 47 per cento. Eppure, la giunta Raggi ha investito molte risorse (e molti slogan) sul porta a porta. Questi numeri, rilanciati ieri durante l'iniziativa di Legambiente in cui sono stati premiati i comuni ricicloni, vale a dire i più virtuosi, rende più difficile per la sindaca Virginia Raggi sostenere che la discarica non si debba realizzare a Roma, ma negli altri territori. Il piano per la gestione dei rifiuti, che la sindaca presentò nel 2017, diceva che nel 2019 la Capitale avrebbe dovuto smaltire solo 600 mila tonnellate di indifferenziato: in realtà siamo ancora a quasi un milione e tutto finisce fuori Roma. Il fallimento è sintetizzato nel confronto di queste due cifre. Solo ieri Stefano Zaghis, amministratore unico di Ama, ha presentato un piano industriale con investimenti da 410 milioni di euro per il periodo 2020-2024. Azzera completamente ciò che avevano previsto i suoi predecessori (scelti come lui dai 5 Stelle), di fatto abbiamo perso tre anni pensando - sbagliando - che la differenziata sarebbe arrivata al 65 per cento (Zaghis ha spiegato che, bene che vada, si raggiungerà il 50). Ama ieri ha assicurato che ora siamo al 45,7. Il 15 gennaio, giorno della chiusura della discarica di Colleferro, è vicino. L'ordinanza della Regione che obbliga Roma Capitale a una serie di ottemperanze, resta inattuata per la parte in cui la Raggi dovrebbe indicare un'area dove realizzare una discarica. «Useremo i poteri sostitutivi», avevano detto in Regione, ma nulla si è mosso. Anzi: la giunta Raggi ha annunciato che impugnerà al Tar l'ordinanza, alimentando così la fase di incertezza (ma ancora non l'ha fatto). Al di là dei proclami, c'è la preoccupazione del ministro dell'Ambiente, Sergio Costa, che ieri ha ripetuto che continuerà «a svolgere il ruolo di facilitatore, senza tuttavia entrare nel merito delle questioni di competenza regionale e comunale, e invitando ciascuno a fare la propria parte». Ieri sera dal Campidoglio hanno sottolineato di non avere avuto alcuna comunicazione dal ministro.
SCENARI
La linea della Raggi è preparare l'impugnativa dell'ordinanza, usandola come strumento di pressione contro la Regione. Nel contempo vuole aspettare l'approvazione definitiva del piano regionale dei rifiuti, che arriverà solo a febbraio. Dunque spera in una proroga di Colleferro o nell'indicazione di una discarica alternativa nel resto del Lazio dove portare i rifiuti (qualche settimana fa lei firmò un'ordinanza per andare a Civitavecchia). Detta così, è un muro contro muro. Sono possibili due scenari: si trova una soluzione di compromesso con un vertice Raggi-Zingaretti, in cui ci si accorda su un'area, o entro la fine della settimana la Regione potrebbe usare i poteri sostitutivi. «Il rischio - osserva il consigliere regionale M5S, Marco Cacciatore è che, se prosegue il caos, il governo opti per un vero commissario che a quel punto deciderà d'imperio, saltando tutte le procedure». Questa fase di incertezza ha alimentato la preoccupazione dei diversi territori, in particolare dei cittadini di Valle Galeria, che sabato mattina svolgeranno un'assemblea pubblica. 
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