Cassonetti pieni, odore nauseabondo per tutta la città e il termometro che supera i 30 gradi che non aiuta di certo. La raccolta resta nel caos. Roma ieri era invasa di rifiuti per lo sciopero (secondo i sindacati ha aderito quasi il 60% del personale) degli addetti alla raccolta dell'Ama. Ma la differenza rispetto ai giorni scorsi, di fatto, è stata minima. Anche perché, stando a quello che trapela dall'azienda e dal mondo sindacale, da alcune settimane i camion di via Calderon de La Barca saltano ogni giorno fino a una cinquantina di giri nei ritiri. Cinquanta sui quasi 300 che sono previsti nel piano operativo della municipalizzata. Ed è così che si spiega perché attualmente quasi 300 tonnellate di indifferenziato rimangono in strada. Un numero che potrebbe persino aumentare se - nonostante l'ampliamento dei conferimenti deciso ieri dalla Regione ai catini di Viterbo e Civitavecchia - non si troveranno presto altre discariche dove mandare la spazzatura della Capitale.
Rifiuti a Roma, è emergenza
Ma dietro la cancellazione dei giri di raccolta non c'è soltanto un problema di smaltimento, la difficoltà a trovare spazi dove inviare gli scarti di lavorazione dei Tmb che trattano il talquale di Ama.
I camion, nonostante i nuovi ingressi nella flotta, sono ancora pochi e vecchi, quindi scontano non pochi problemi di manutenzione: all'Alessandrino, per esempio, c'è un solo mezzo nuovo, a Cinecittà devono coprire un quartiere così grande soltanto 4 compattatori, all'Aurelio ci si affida a vetture più piccole. Racconta un operatore: «In media quasi il 40 per cento dei mezzi rimane fermo in deposito e i guasti sono di diversa natura: teli carico inutilizzabili, sponde laterali che non si aprono o motori che vanno in surriscaldamento».
Qualche giorno fa l'amministratore unico, Stefano Zaghis, ha denunciato che in questa situazione i camion sono costretti a essere utilizzati come piccoli depositi di rifiuti ambulanti: non c'è la piattaforma di trasferenza oppure non si trova la discarica dove scaricare, con il risultato che il materiale indifferenziato resta nel bilico del camion. «E così facendo - aggiunge un altro dipendente - quella macchina è come se restasse ferma al deposito, non è utilizzabile». Se non bastasse c'è poi il problema del personale: è vero che Ama ha oltre 7mila dipendenti, ma di questi - come ha segnalato lo stesso Zaghis in passato, ci sono «4.235 idonei, 1.239 idonei parziali temporanei, 402 idonei parziali permanenti, 167 inidonei temporanei e 86 inidonei permanenti». Tutta gente che chiaramente può dare un apporto limitato alla raccolta.
Dubbi su Albano
Risultato? Tutti quadranti di Roma, anche quando non c'è sciopero, sono invasi a macchia di leopardo dai sacchetti che non vengono ritirati, con la situazione sul versante Est che è già esplosiva. A rendere la situazione ancor più rovente ci sono anche i dubbi dell'avvocatura della Città Metropolitana sul provvedimento annunciato dalla sindaca Virginia Raggi (che tra l'altro presiede lo stesso ente) per la riapertura della discarica di Albano: «ipotesi non percorribile». Anche se da Roma Capitale fanno sapere che si andrà avanti. Intanto ieri è arrivata l'ordinanza della Regione per aumentare i conferimenti alle discariche di Viterbo e Civitavecchia: infatti servono maggiori spazi non solo ad Ama ed E. Giovi proprietaria del Tmb di Malagrotta ma anche ad altri fornitori coma la Saf.