Quotidiano compie 40 anni: il “fattore Q” del giornale di tutti

Quotidiano compie 40 anni: il “fattore Q” del giornale di tutti
di Adelmo GAETANI
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Domenica 9 Giugno 2019, 08:54 - Ultimo aggiornamento: 12:52
Qualcuno ha detto: Quarant'anni non vuol dire vecchio. Se sei un albero. Com'è oggi Quotidiano di Lecce, Brindisi e Taranto che vide la luce il 6 giugno 1979. Quarant'anni fa, appunto.
Allora era un virgulto, un arbusto con rami sottili, fragili, ma numerosi. Farlo crescere non era e non è stata un'operazione semplice. Anzi, sembrava una scommessa ad alto rischio. Dare vita a un quotidiano era un'impresa, garantirgli un futuro, in un'area poco incline alla lettura dei giornali, una sfida al limite del temerario.

Chi dice che una cosa è impossibile, non dovrebbe disturbare chi la sta facendo. Fu come se tutti i salentini avessero letto e mandato a memoria le parole di Albert Einstein, quando quel martedì di 40 anni fa spuntarono nelle edicole delle province di Lecce, Brindisi e Taranto le prime copie di Quotidiano, un giornale nuovo e innovativo, un po' controcorrente, che, non a caso, si presentò al grande pubblico con lo slogan L'altra faccia dell'informazione in Puglia. Non solo i salentini non furono in alcun modo di disturbo, ma, diventando lettori sempre più fedeli e sempre più numerosi, dettero senso, concretezza e prospettiva a un'idea, lungamente coltivata, che finalmente diventava realtà.

Il Salento, o meglio il Grande Salento, aveva trovato la sua Voce per parlarsi, conoscere, farsi conoscere e uscire dal limbo di una condizione sociale e culturale segnata da un'identità invisibile anche perché esclusa dai circuiti della comunicazione che contava.
Il Salento aveva bisogno di un suo giornale autorevole, in particolare ne avvertivano la necessità i nuovi movimenti emergenti - culturali, giovanili, femminili, sindacali - che, tra la fine degli anni Sessanta e gli anni Settanta, seppur in modo disordinato avevano conquistato spazi significativi e rivendicavano un profondo riequilibrio dei rapporti socio-politici, più in generale un cambiamento dei calcificati assetti di potere.
Il pluralismo dell'informazione diventava un tassello nevralgico senza il quale i processi in corso non avrebbero avuto né voce né visibilità né sbocco.

A Lecce, di questo compito si fece inizialmente carico lo storico settimanale fondato da Ennio Bonea La Tribuna del Salento che sotto la direzione di Antonio Maglio (dal settembre 1973) ingaggiò coraggiose battaglie civili (memorabile la campagna giornalistica per la rimozione della nave Cavtat andata a picco nel mare di Otranto con il suo carico di veleni) e affondò il bisturi in un sistema di potere ostinatamente chiuso in se stesso. Giornalismo d'inchiesta, racconto non paludato delle vicende politiche e apertura ai nuovi movimenti socio-culturali decretarono un successo editoriale e di credibilità de La Tribuna che diventò un punto di riferimento della libera informazione nel Leccese.

Un solido credito che consentì di incardinare su basi più solide il visionario progetto per la trasformazione del settimanale in quotidiano che avrebbe avuto una diffusione limitata alla sola provincia di Lecce, se il lungimirante intervento di Claudio Signorile (che del giornale sarebbe stato l'editore) non avesse allargato la sfida alle province di Brindisi e Taranto in considerazione delle comuni radici storico-culturali e socio-economiche dei territori ionico-salentini.
Il 6 giugno 1979 Quotidiano, diretto da Beppe Lopez proveniente da la Repubblica, arrivò nelle edicole con il suo originario formato mini-tabloid che rischiava di scomparire davanti agli altri giornali in formato elefante (o lenzuolo, come si diceva). Ma, evidentemente, l'abito non fa il monaco se è vero come è vero che il nuovo quotidiano locale e popolare, come recitava il titolo dell'editoriale, riuscì a trovare il suo spazio vitale e con il passare dei mesi il suo radicamento, seppur all'interno di un percorso non privo di momenti difficili.

La Redazione era un saggio e funzionale mix di pochi professionisti collaudati, di giornalisti alla prima vera sfida professionale e di giovani attratti dal fascino di un lavoro appassionante e capace anche di incidere nelle dinamiche sociali. C'erano poi i tanti collaboratori e corrispondenti dalle varie realtà locali che contribuirono a rendere possibile il miracolo.
I nomi? Meglio lasciar perdere, si corre il rischio di dimenticare qualcuno. Ma nel ricordo di tutti e col pensiero all'ideatore Antonio Maglio, ci piace dire qualcosa su Franco Prattico ed Enzo Lucchi: è un modo per parlare di noi stessi attraverso l'esperienza e il contributo di due figure carismatiche. Il primo fu il caporedattore centrale che con la sua cultura professionale e l'infinita disponibilità all'ascolto seppe trasferire ai tanti colleghi alle prime armi indispensabili competenze ed amore per la professione. Era un esempio per tutti: prodigo di consigli, puntuale e profondo nell'analisi e nell'interpretazione delle notizie. Leggeva i pezzi e li correggeva quando andavano corretti, i suoi titoli non erano mai banali o manieristici, cercava sempre la soluzione più efficace a costo di provare e riprovare dieci, venti, cento volte. Alla fine diceva questo va bene e si leggeva sul suo volto la soddisfazione per il buon lavoro fatto.

Il secondo era genio e sregolatezza allo stato puro, per molti fu un inimitabile maestro di scrittura giornalistica. Grande inviato, nel 1978 lasciò Il Giorno, andò in pensione e venne a vivere nel Salento, terra che lo aveva stregato quando agli inizi degli anni Settanta fu tra i primi giornalisti a documentare in un reportage la straordinaria scoperta della Grotta dei Cervi a Porto Badisco. Nella primavera del '79 vide dalle parti di Tricase le locandine che annunciavano l'uscita di un nuovo giornale e il giorno dopo si presentò in Redazione - Viale degli Studenti, Palazzo Casto - e col suo marcato accento romagnolo e il suo fare sbrigativo disse: Sono Enzo Lucchi, sono a vostra disposizione, se posso essere utile. Fu utile, quando riusciva a vincere la sua fame di libertà e la sua idiosincrasia per gli spazi stretti, per lui una prigione insopportabile. Indimenticabile il suo pezzo sui funerali dell'agente di Polizia Maurizio Arnesano, ucciso a Roma dai Nar il 6 febbraio 1980. Due giorni dopo le esequie a Carmiano.

C'era l'inviato Enzo Lucchi: una pagina magistrale, da brividi, un concentrato di poesia, un esempio di giornalismo che informa e racconta, emoziona e tocca le corde di quei sentimenti profondi e intensi eppure impietriti davanti al dolore per una giovane vita stroncata dalla cieca violenza. Da leggere e rileggere.
I poligrafici impegnati in tipografia e il personale dei vari uffici - dall'amministrazione alla diffusione e ai diversi servizi - furono l'altra colonna portante del giornale. Professionalità quasi tutte fatte in house, grafici e impaginatori che avevano studiato all'Accademia delle Belle Arti, ma lavorare in un giornale quotidiano era altra cosa. Tutti/e impararono con impegno, dedizione al lavoro, voglia di crescere insieme e di partecipare alla realizzazione di un progetto inimmaginabile, sino a quel momento.
Lo spirito di comunità fu certamente di aiuto nei primi tempi, ma la carta vincente fu il prodotto-giornale che con la sua carica di innovazione piombò con la forza di un meteorite su un mercato dell'informazione regionale impigrito da anni di monopolio e autoreferenziale.

Fu una scossa. Quotidiano si presentò moderno per le soluzioni grafiche (importante fu il contributo di Francesco Spada); nuovo per i contenuti, le rubriche originali, il linguaggio, la titolazione e il corredo fotografico; tempestivo e attento alle vicende locali, di politica, società e cronaca, ma allo stesso tempo completo nell'offerta informativa (nazionale e internazionale); pluralista e attento a stimolare il confronto delle opinioni per favorire la partecipazione di tutti i cittadini, non solo dei soliti noti; aperto sulle tematiche culturali, anche attraverso un rapporto sempre vivo con l'Università e il coinvolgimento dei maggiori studiosi e intellettuali salentini; pronto a cogliere e raccontare le nuove tendenze e le sfide della modernità, seppur impegnato nell'opera di recupero dei preziosi patrimoni - materiali e immateriali - offuscati dal tempo; presente con particolare attenzione su realtà ed eventi sportivi di grandi e piccoli centri abitati.

Tutto fu pensato e realizzato con l'ambizione di accompagnare la crescita socio-culturale del territorio. Fu questa e questa è rimasta la mission di Quotidiano.
Nel dicembre del 1981 si concluse la direzione di Beppe Lopez. Subentrò Vittorio Bruno Stamerra, tornato a Quotidiano, dove aveva ricoperto l'incarico di caposervizio della Redazione di Brindisi, dopo un'esperienza in Rai. Il nuovo direttore resterà alla guida del giornale per quasi 15 anni (sino all'estate del 1996).
Un periodo lungo nel corso del quale Quotidiano rafforzò la sua posizione nel Grande Salento, procedette agli investimenti tecnologici, rinnovò la tipografia con una moderna rotativa (finalmente il giornale poteva essere stampato nel formato tabloid classico). A metà degli anni Ottanta Quotidiano incorporò TuttoMercato, settimanale di piccoli annunci (in quel tempo molto di moda soprattutto nelle grandi città) al quale avevano lavorato Fernando Colaci e Aldo Romano. Così la domenica chi acquistava il giornale trovava anche l'inserto giallo, un prodotto diventato irrinunciabile per vecchie e nuove fasce di lettori attratti dal Portobello cartaceo: un'operazione geniale - che molti cercarono di prendere a modello - ed un exploit di vendite impensabile che, seppur nelle mutate condizioni, dura ancora oggi.

E poi il lancio di una serie di fortunate iniziative speciali, sotto la rigorosa supervisione del vicedirettore Antonio Maglio, che tracciarono la strada di una ricerca antropologica che andava alle radici della storia e della cultura del Grande Salento. Furono iniziative - alcune delle quali diventate oggetto di approfondimento e di studio a livello universitario - che segnarono un enorme successo editoriale e produssero un profondo radicamento del giornale nel cuore e nella memoria di tantissimi lettori. Occuparono le edicole, destando curiosità e interesse, Babbarabbà, Pane, pesci e briganti, Santi, Maleparole, Gli stemmi raccontano, Notti di luna piena, Concittadini, Approdi del Mito (con le straordinarie immagini di uno dei più grandi fotografi internazionali, Ferdinando Scianna): decine di migliaia di fascicoli acquistati e ancora oggi - rilegati in eleganti copertine - si possono trovare nelle case di tanti leccesi, brindisini e tarantini. Ancora, la distribuzione in fascicoli (copia anastatica) di due libri introvabili che raccontavano i nostri Territori con gli occhi di studiosi dell'Ottocento: La corografia fisica e storica della provincia di Terra d'Otranto di Giacomo Arditi e Studi storici in Terra d'Otranto di Luigi G. De Simone.

Fu come portare alla luce la nostra storia più profonda, il nostro sapere ancestrale: una grande semina i cui frutti si raccolgono ancora oggi, quando parliamo di valori identitari e di conoscibilità di un Salento in cammino per superare definitivamente antiche condizioni di marginalità e arretratezza.
Iniziative speciali e impegno continuo per assicurare linfa vitale al giornale con idee nuove, aggiornamenti dei codici comunicativi, freschezza del linguaggio, approfondimenti e inchieste. Se qualcuno pensava che il più era stato fatto, che la scommessa era stata vinta e che Quotidiano poteva guardare con fiducia al futuro, veniva subito richiamato alla realtà, perché la vita di un giornale è una sfida permanente con se stessi e con i lettori che vanno conquistati e convinti ogni giorno.
La direzione di Vittorio Bruno Stamerra si concluse nell'estate del 1996. A quanto è dato sapere, l'editore Claudio Signorile cercò di individuare una successione nel segno della continuità, ma in quel momento, la cosa non fu possibile: un paio di tentativi risultarono infruttuosi. In particolare, Antonio Maglio aveva già deciso di vivere un'altra esperienza professionale e infatti qualche mese dopo lasciò Lecce per trasferirsi a Toronto dove assunse l'incarico di direttore editoriale del Corriere Canadese.

Sfumata la soluzione interna a dirigere Quotidiano fu chiamato Giulio Mastroianni, giornalista affermato e nel 1974 tra i fondatori de la Repubblica. Il nuovo direttore dovette vivere e gestire una fase tormentata nell'esperienza di Quotidiano: si avvertivano venti di crisi e le difficoltà economiche apparivano evidenti, anche se il giornale nelle edicole continuava a farsi rispettare. C'era una situazione instabile sul piano societario tanto che nel 1998 si concretizzò il cambio di proprietà e l'approdo nel Gruppo Caltagirone Editore che ebbe come conseguenza la ridenominazione della testata in Nuovo Quotidiano di Puglia. Un passaggio che venne vissuto come una sorta di assicurazione sul futuro della testata perché metteva al riparo un patrimonio privato dal punto di vista proprietario, ma pubblico per la sua funzione e il ruolo di insostituibile voce dei territori ionico-salentini. E' ormai storia: da allora sono passati più di 20 anni e Quotidiano ha rafforzato la sua indiscussa leadership nel Grande Salento, anche se il prezzo pagato in quel momento tanto gravoso, quanto ineludibile.

L'esperienza di Mastroianni si concluse nel 1999, quando il 19 luglio arrivò Giancarlo Minicucci che rimase in carica dieci anni. Fu un periodo proficuo, durante il quale Quotidiano potenziò la sua impostazione locale, svolta resa possibile e necessaria alla luce dell'avvenuta stabilizzazione del tandem con Il Messaggero, dopo un periodo di positiva sperimentazione. In quegli anni fu varato il numero del Lunedì e lo sport locale, come mai prima, divenne un ulteriore fattore di radicamento e di nuove performance soprattutto tra le fasce più giovanili. Alcune pagine di Quotidiano si aprirono al colore e in poco tempo il giornale diventò full color. Continui impulsi per non perdere l'appuntamento con i processi di innovazione tecnologica dei sistemi produttivi e con le sfide imposte dai cambiamenti del mercato editoriale e delle mutate aspettative dei lettori.

Nell'ottobre del 2009 il cambio di direzione con l'arrivo di Claudio Scamardella, tuttora in carica. Dieci anni durante i quali è stato necessario ingaggiare una battaglia quotidiana per fronteggiare gli effetti della epocale rivoluzione di Internet e dei social sull'informazione tradizionale, quella che rendeva possibile un giornalismo di qualità che non può né potrà mai essere merce a buon mercato.
Lo smartphone - mano operativa di Internet - è lo strumento sul quale è stato costruito un comodo modo di comunicare, che molto spesso, se non sempre, è cosa diversa dall'informare: portabilità, tempestività e interattività sono le sue formidabili armi, le paurose fauci che divorano lettori e curiosi e che rendono problematica la stessa vita dei giornali, mettendo in discussione il loro ruolo di garanti della democrazia e della libertà. Con i giornali, a volte c'è disordine; senza di loro, c'è sempre schiavitù, diceva Benjamin Constant.

Nella difficile congiuntura che la stampa vive, Quotidiano cerca e sta trovando, con i suoi 303mila lettori nel giorno medio come certificato da Ads, un suo orizzonte per spingere in avanti l'opera avviata nel 1979. Lo fa con un lavoro accurato e approfondito dei suoi giornalisti, consapevoli della responsabilità professionale che - nell'attività di ogni giorno - li impegna, per dirla con Papa Francesco, a scrivere la prima bozza della storia.

Così Quotidiano - in sinergia con il sito Web, che polverizza di giorno in giorno record di contatti e utenti unici, e che sarà ulteriormente potenziato e valorizzato per rendere operativo un progetto di multipiattaforma funzionale - è impegnato a realizzare un modello di un'informazione interattiva che punta a stimolare il confronto delle idee; a esercitare il controllo sulla correttezza e l'efficienza di amministrazioni e uffici pubblici; a tenere i riflettori accesi sulle ingiustizie, le prepotenze, le attività della criminalità organizzata; a dare voce ai disagi delle fasce più deboli; a illuminare le attività sociali, economiche e culturali che spingono la crescita del territorio; a scendere in campo per la tutela dell'ambiente, del patrimonio storico-culturale e di un turismo sostenibile che di bellezza si nutre.

Tutto questo consente di rafforzare un dialogo costante con l'opinione pubblica che, come nella tradizione del giornale, viene esaltato dalle campagne di stampa su tematiche sensibili e coinvolgenti, come è accaduto con le mobilitazioni per il treno Frecciarossa e la modernizzazione della rete dei trasporti, la Xylella, la lotta al racket e alla criminalità e, in queste settimane, con il grande successo dell'iniziativa Sporchiamoci le mani per la raccolta dei rifiuti abbandonati lungo le strade e nei campi salentini. Sono le risposte alle sfide del presente di un giornalismo che vuole essere sempre più comunitario e di qualità per poter coltivare uno spirito di ragionevole ottimismo sul futuro della carta stampata. Un futuro che, per quel che riguarda Nuovo Quotidiano di Puglia, appare in costruzione.
Auguri Quotidiano per i tuoi primi e i prossimi 40 anni. E auguri al Grande Salento che insieme a Quotidiano è cresciuto e insieme potrà crescere ancora.
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