Caso Procacci, tensioni nel Pd. Minervini: «Se non lascia, ci sospendiamo». E l'ex senatore si autosospende

Guglielmo Minervini e Michele Emiliano
Guglielmo Minervini e Michele Emiliano
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Lunedì 3 Novembre 2014, 18:39 - Ultimo aggiornamento: 19:57
«Pronti a sospenderci dal Pd se Procacci non rimetterà il suo incarico e se Michele Emiliano, da segretario regionale, non sia lì a pretendere le sue dimissioni da coordinatore della segreteria». Lo afferma - a proposito del coordinatore della segreteria del Pd pugliese, Giovanni Procacci - con una lunga nota su Facebook l'assessore regionale e candidato alle primarie Guglielmo Minervini (Pd), a seguito dell'inchiesta sugli scandali che riguardano i concorsi all'Università di Bari. I nomi di Procacci, padre e figlio, - secondo quanto si è appreso da fonti giudiziarie - non risultano nell'elenco degli indagati, pur essendo menzionati in una intercettazione telefonica.



L'attacco. «È evidente - aggiunge - che il fesso sono io. Dieci anni assessore regionale, nientepopodimeno, e una figlia a Milano ancora a sbattersi in giro, con tutte le sue energie, per cercare uno stage non retribuito, dopo un lavoro precario in condizioni da sfruttamento». «In fondo, come ci ricorda Procacci, se sei un 'politicò di punta basta una telefonata all'amico barone, et voilà, dottorato vinto per tuo figlio, primo passo - continua Minervini - di una carriera luminosa spianata in forza di un cognome che sfonda i traguardi come un ariete. Con buona pace di chi quel posto lo meritava davvero, ma essendo privo del supporto di una buona famiglia, si è visto sorpassato a destra: gli auguriamo, davvero di cuore, migliore successo. Quelle intercettazioni tra l'accademico e il coordinatore della segreteria regionale del Pd, l'uomo più vicino di Michele Emiliano (anche lui in corsa nelle primarie del centrosinistra alla presidenza della Regione Puglia,ndr), sono una ferita profonda». «Ovviamente - aggiunge - non ci interessa il rilievo penale della vicenda ma esclusivamente i due nodi politici che solleva. Il primo riguarda la credibilità di una classe dirigente», il secondo riguarda il nepotismo e il clientelismo che «sono il male oscuro del paese».



La replica. Sempre su Fb la replica di Procacci: «Caro Guglielmo, non pensavo che arrivassi a tanto, strumentalizzando una vicenda - afferma - che non mi vede minimamente coinvolto. E' possibile che un figlio di persona nota sia capace e meritevole? O per forza i suoi traguardi sono dovuti all'influenza dei genitori? Anche un altro mio figlio sta facendo concorsi e andrà lontano, come è già avvenuto in passato». «Non ricopro ruoli istituzionali, e nel partito coordino la segreteria. Non esiterei un attimo a dimettermi se questo non dimostrasse una mia qualche colpevolezza. Hai scritto la tua nota - aggiunge Procacci - dimenticando che la mia vita pubblica è stata sempre esemplare. Non sono mai stato sfiorato da nessuna ombra e tu conosci bene la mia onestà e la mia correttezza».



L'autosospensione. A stretto giro Procacci ha deciso di autosospendersi. Questa la sua nota stampa: "Era per me impensabile che un amico con cui ho condiviso tante cose potesse strumentalizzare una vicenda del 2009 che non mi vede minimamente coinvolto né sul piano giudiziario né su altri piani attinenti le questioni dell’Università. Non ricopro ruoli istituzionali e il mio unico impegno, di mero volontariato, è quello di coordinare la segreteria regionale. Tuttavia non posso neanche consentire che si strumentalizzi la mia persona per colpire obiettivi politici in vista delle primarie. Pertanto ho già comunicato al segretario che mi autosospendo dal ruolo di coordinatore regionale rimettendo la questione alla direzione regionale dopo le primarie.

Minervini dovrà trovare altri argomenti per proseguire la sua campagna elettorale.

Il tentativo di sciacallaggio di Minervini nei miei confronti ha un riscontro oggettivo: come mai Gugliemo non chiede le dimissioni di suoi colleghi di giunta che sono indagati e che - sinceramente spero di no! - potranno essere rinviati a giudizio? Le chiede a me, che non sono nemmeno indagato, solo perché ho la colpa di sostenere Emiliano: una ferocia d’animo che non distingue più il piano della politica da quello dell’odio e del rancore personale. Avrebbe agito così Minervini se non ci fossero state le primarie e io non avessi sostenuto Emiliano? Sono certo di no! Né si è preoccupato di acclarare la verità! Semplicemente non ha resistito alla ghiotta occasione di poter colpire attraverso di me il suo avversario, incurante delle ferite morali e psicologiche che avrebbe inferto a me ed alla mia famiglia".
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