Dà il figlio in adozione e poi ci ripensa:
ma il bimbo le viene portato via dalla polizia

Kimberly Rossler,
Kimberly Rossler,
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Venerdì 17 Luglio 2015, 18:37 - Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 16:29
Non sono bastate le lacrime, le urla, il bimbo che piangeva a dirotto: Kimberly Rossler, 25 anni, si è vista strappare dalle braccia James Elliott Rossler, il figlio di appena 3 settimane, da alcuni uomini dello sceriffo che le hanno fatto visita nella sua casa in Alabama. La ragazza aveva deciso di darlo in adozione, ma una settimana prima di partorire aveva rinunciato: lo avrebbe cresciuto con tutto l'amore che solo una mamma è in grado di dare al suo piccolo.



La vicenda di Kimberly inizia un anno fa: era rimasta incinta ma il fidanzato si rifiutava di tenere il bambino. «Per lui la cosa migliore sarebbe stata abortire, ma non per me» ha raccontato la ragazza che ha continuato la gravidanza convinta di dare in adozione il bimbo. Per procedere nelle pratiche si è rivolta ad Adoption Rocks, un'agenzia che mette in collegamento chi vuole dare via il suo bambino e famiglie disposte a crescerli.



Una decisione apparentemente definitiva, ma mentre il piccolo James cresceva dentro di lei, le convinzioni di Kimberly si andavano piano piano sgretolando. Con i mesi ha visto crescere la pancia e il bimbo scalciare e si è sentita una madre pronta a prendersi cura del figlio: una settimana prima di partorire, il 28 maggio, Kimberly ha contattato l'agenzia per comunicare che non aveva intenzione di darlo in adozione.



«Il nostro è stato un accordo verbale, ho sentito l'avvocato e gli ho detto la mia decisione – ha raccontato la ragazza - Non pensavo ci fosse bisogno di firmare nulla perché la persona che ha seguito il mio caso mi ha detto che le carte sarebbero diventate definitive soltanto dopo il parto».



Tre settimane dopo la nascita di James Elliot, Kimberly ha vissuto il momento più traumatizzante della sua vita: «Alcuni agenti mandati dallo sceriffo si sono presentati alla mia porta. Mi hanno fatto finire di allattarlo, lo hanno messo nel suo seggiolino e lo hanno portato via senza darmi una spiegazione. Non ho potuto far altro che piangere e urlare mentre mio figlio si allontanava».



Chris Kalifeh, portavoce di Adoption Rocks, ha detto che la sua organizzazione aiuta esclusivamente le mamme a prendere una decisione consapevole e non ritiene che l'ente abbia alcun coinvolgimento in questa battaglia legale: «L'agenzia mette in contatto chi vuole dare il bimbo e le famiglie disposte a prenderli in adozione. Ciò che è successo non ci compete».



Intanto Kimberly sta sprofondando nella disperazione: «Finalmente avevo trovato la pace nella mia vita, mio figlio mi dava l'amore incondizionato che ho sempre voluto. So che il mio bambino è stato portato via da me senza una spiegazione. È stato uno strazio vederlo andare via. Adesso sono settimane che non so dove sia, come sta e non riesco a farmi una ragione di quanto successo».