ROMA - Il Consiglio dei ministri inizia con ore di ritardo, ma sforna una maxi manovra dal valore di 36 miliardi. Il numero che più piace al premier Renzi è però il 18, quei 18 miliardi di taglio alle tasse, che sono «la più grande riduzione di tasse mai fatta». Di questi, 9,5 serviranno a confermare il bonus Irpef da 80 euro, 5 miliardi andranno a cancellare la componente lavoro dell’Irap dal 2015, 1,9 ad azzerare i contributi per i primi tre anni per le nuove assunzioni a tempo indeterminato. «Tolto l’articolo 18, tolti i contributi, tolta l’Irap, gli imprenditori che vogliono assumere non avranno più alibi» ripete il premier.
Tra le novità, gli 800 milioni destinati a ridurre la pressione fiscale per le partite Iva a basso reddito che potranno godere di un regime forfettario oggi previsto solo in pochi, limitati casi. «Saranno interessati 900mila italiani con partita Iva e reddito basso».
Il premier Renzi tiene a sottolineare però anche l’altra faccia della manovra, quella delle coperture. Undici miliardi verranno dal deficit che sarà lasciato crescere fino a sfiorare il limite del 3%, 3,8 miliardi dalla lotta all’evasione. «Una stima prudente – sottolinea il premier – perchè la nostra sarà una grande battaglia all’evasione che non si fa controllando gli scontrini, ma con l’incrocio delle banche dati». Il grosso delle coperture verrà però dalla spending review: 15 miliardi, di cui 6,1 verranno dalle amministrazioni statali, 4 dalle Regioni, 1,2 dai Comuni (che però potranno beneficiare dell’allentamento del patto di stabilità), 1 miliardo dalle Province.
Saranno le amministrazioni locali a decidere dove tagliare per ottenere i risparmi indicati, ma contro lo spettro di nuove tasse l’esecutivo esorta ad agire sulle spese per acquisti di beni. Altre risorse verranno dalla vendita delle frequenze della banda larga e un miliardo dalla lotta all’abusivismo delle slot machine. Previsto anche un aumento della tassazione su alcune operazioni finanziarie. Ora si aspetta l’esame dell’Unione europea. Se Bruxelles vedesse nella manovra gravi violazioni del patto di stabilità, potrebbe entro due settimane, chiedere delle correzioni. Ma il premier tira dritto: «Siamo disponibili a riflettere con la Ue ma siamo dentro le regole europee».
PIL NEGATIVO, L'ITALIA NON CRESCE PIÙ Italia immobile dal 2011. Sono 3 anni che il Pil italiano non ha il segno più davanti. Sono ancora una volta i dati dell’Istat a restituirci la fotografia di un Paese in difficoltà: nel secondo trimestre del 2014 il livello del Pil è calato dello 0,2% sul trimestre precedente e dello 0,3% su base annua. Con 385,776 miliardi di euro, si tratta del valore più basso dal primo trimestre del 2000, ovvero da 14 anni. Ma i dati non sono finiti. Nei primi due trimestri 2014 il rapporto deficit-Pil è del 3,8%, con un peggioramento di 0,3 punti e il potere di acquisto delle famiglie è tornato a calare dell’1,4%. In tutto il primo semestre il potere d’acquisto risulta fermo.
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