Omicidio Capocelli, ora spunta una pista: contrasti sullo spaccio di droga

Omicidio Capocelli, ora spunta una pista: contrasti sullo spaccio di droga
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Martedì 30 Aprile 2019, 09:11
E spunta la pista della gestione del traffico di droga nell'inchiesta sull'omicidio del giorno della Liberazione. La pista seguita dalle indagini del procuratore aggiunto Guglielmo Cataldi e del sostituto Maria Consolata Moschettini, condotte con i carabinieri del nucleo operativo di maglie e del nucleo investigativo di Lecce. L'indicazione si trova nell'aggravante dei motivi futili ed abbietti dell'accusa di omicidio volontario contestata al reoconfesso Simone Paiano, 25 anni, di Maglie, per il colpo alla gola sparato a Mattia Capocelli, 28 anni, del posto.
Un contrasto fra la vittima e l'indagato che aveva lasciato il carcere una settimana prima dopo avere scontato tre anni di reclusione per il possesso di 22 grammi di cocaina? L'inchiesta sembra ormai avere intrapreso questa direzione, non fosse altro per verificare la ricostruzione fornita da Paiano sia nelle quattro ore di interrogatorio del pomeriggio del 25 aprile con i magistrati della Procura di Lecce che nella convalida del fermo di ieri mattina con il giudice per le indagini preliminari Sergio Tosi: spaccio di droga sulla piazza di Maglie e nei Comuni vicini? Assistito dall'avvocato difensore Dimitry Conte, Paiano ha sostenuto che Mattia Capocelli, ricordato come un amico, gli avesse proposto di comprare droga da lui. Si era rifiutato - questa la ricostruzione dei fatti forniti dall'indagato - perché non voleva prenderne nè da lui e nè da altri. Voleva cambiare vita. Una scelta che avrebbe fatto andare su tutte le furie Capocelli, al punto di rifiutare qualsiasi spiegazione ed arrivare a sequestrare il fratello di Paiano la notte della tragedia, per costringerlo ad incontrarlo la notte del 25 aprile in via don Luigi Sturzo. E non ha detto nulla di più, l'indagato, non ha detto se fosse al corrente che altre persone fossero interessate a quel giro di droga attribuito a Capocelli. E non ha fatto nomi di altre persone presenti in via Sturzo la notte della tragedia.
Una ricostruzione che non ha convinto l'aggiunto Cataldi ed il sostituto Moschettini. E lo hanno messo nero su bianco nel decreto di fermo. Il giudice Tosi ha fatto sue quelle considerazioni: «Il racconto di Paiano non convince in ordine al rappresentato suo disinteresse per la questione afferente allo spaccio sul territorio magliese. Se così fosse stato non vi sarebbe stata ragione alcuna per un'irritazione da parte di Capocelli che nulla avrebbe potuto temere in termini di concorrenza. E' verosimile, invece, che Paiano abbia in qualche maniera lasciato trasparire che intendeva intraprendere una collaborazione con terzi estranei alla compagine, evidentemente associativa, di cui faceva parte Capocelli. Non si spiega, invero, qualora Paiano avesse chiaramente espresso la volontà di tenersi fuori dal giro, da un lato, il risentimento di Capocelli e dall'altro la necessità di paiano, che a tal fine si recava presso l'abitazione di Capocelli senza trovarlo, di rincontrasi con quest'ultimo per avere un chiarimento».
Il giudice della convalida non ha tuttavia ritenuto, come hanno sostenuto i magistrati inquirenti, che ci fossero indizi abbastanza gravi e forti per sostenere l'aggravante dei motivi futili e abietti connessi alla gestione del traffico di stupefacenti. Tecnicamente, l'ordinanza dice che non sia stata raggiunta la soglia indiziaria in termini di probabilità.
Orientamento, quello del giudice Tosi, che tuttavia non influisce sul prosieguo delle indagini. Procura e carabinieri stanno ora cercando di capire se esista o meno un gruppo che avrebbe potuto prendere il monopolio nello spaccio delle droghe e se sia entrato in conflitto con Paiano nei giorni successivi alla scarcerazione.
E.M.
 
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