Gallipoli, assalto al lungomare. Quelle notti folli per chi cerca lo sballo

di Daniela Palma
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venerdì 7 agosto 2015, 16:56
Un mojito a colazione, e la giornata può finalmente iniziare. Non chiamatelo popolo della notte, perché per le moderne Cenerentola e i loro principi la festa inizia all’ora di merenda. O, nel loro caso, svegli solo da un paio d’ore, dalla prima colazione. Alle 16 del pomeriggio il tasso alcolico nel sangue è già molto alto. Non serve far le ore piccole per vedere giovani annebbiati da cocktail, birre e strane misture.



Quando scendono in spiaggia, col sole ancora alto, barcollano già. I listini prezzi delle bevande nei lidi, del resto, sono troppo alti per consentire lì la tanto agognata sbronza, viatico di “chi nella vita si sa divertire”. E allora per uno stordimento di base ci si organizza da casa, nei chioschi ambulanti della litoranea o in altri stabilimenti che hanno prezzi più contenuti, meglio ancora, nei discount. «Fino a tre euro per una birra (da moltiplicare poi per 2, 3 o 4 bottiglie) si può fare. Otto euro per una bottiglia sola, e 10 per un cocktail, no». Dicono così all’ingresso dei lidi più in voga del momento, ma una volta entrati, rapiti dall’euforia generale, il bicchiere non se lo fanno mancare lo stesso. E con buona pace di portafogli e bilanci disattesi, si butta giù alcool su alcool. Perché dentro è un mondo a parte e se non fai come la maggioranza non sei nessuno.

Per arrivarci i controlli ci sono. Una breve occhiata agli zaini per accertare che non si introducano bevande e cibo acquistate altrove. «Solo questo?», «Si», rispondono dalla vigilanza. «Qui è un carnaio», anticipa l’addetto alla sicurezza, che ha almeno vent’anni più dei ragazzi. «Scappa finché sei in tempo», aggiunge, trovando in un corpo vestito un’improvvisa figura amica. Scappare, pur volendo, non sarebbe cosa semplice. Accalcati, succinti e sudati, migliaia di giovani obbediscono solo ai richiami del vocalist e al ritmo incalzante pompato in cassa. Una marea umana puntellata dai selfie stick, i bastoni allungabili per l’autoscatto perfetto col cellulare. Perché non conta solo esserci, bisogna farlo sapere. Così sono i ragazzi ad inseguire le macchine fotografiche, non il contrario. Anche senza conoscere il fotografo né l’uso che vorrà fare di quegli scatti, la richiesta è sempre la stessa: “Anch’io, anch’io”. Essere napoletani, baresi, romani o milanesi adesso non importa. La folla vuole sentirsi salentina e ad infiammarla sono i remix di pizzica. Aggiungere l’articolo “lu” prima di ogni parola, fa il resto.



Una delle cose più salentine che ci siano, però, il caffè in ghiaccio, qui non c’è. «Non lo facciamo», spiegano dal bar del lido. «Perché a quest’ora c’è troppo casino». Alle 18, dunque, non è l’ora del caffè. Dell’alcool invece si, quello scorre sempre a fiumi. «Quando arriva la sera è ancora peggio – annuncia Luigi, dello staff sicurezza. Non sono cose belle, ragazzi e ragazze vomitano nei bagni, altri si appartano ogni due, tre ore e ogni volta con un partner diverso. Poi, di nuovo, giù con i superalcolici».



Quando cala la notte, anche fuori da spiagge e locali, Baia Verde pullula di soluzioni ambulanti che propinano alcolici. Chioschi a forma di frutta e carretti, per esempio. Ma anche “baristi improvvisati” seduti in penombra a bordo strada con vaschette ghiacciate sulle ginocchia, per tenere bottiglie di gin e vodka in fresco. Rivendute, ovviamente, a prezzi maggiorati. Trovare una bottiglia d’acqua, a confronto, è impresa assai più ardua. Su tre ambulanti consultati solo uno aveva dell’acqua in fresco. «Ma è già finita?», la domanda rivolta agli altri due. «Non ne ho proprio, qui ci si disseta con un mojito», risponde uno. «L’acqua non si usa», gli fa eco l’altro. Sul più tardi, nel business della notte gallipolina, si affaccia anche un trasportino per la vendita di mozzarelle di bufala campane.



Il giro d’affari più importante sul lungomare Galilei, però, sembra essere quello della droga. Dallo stadio comunale all’ingresso di Baia Verde fino al Canale dei Samari, decine e decine di pusher sostano addossati alle staccionate per intercettare clienti. Il numero è impressionante. In 500 metri se ne contano almeno 15. Numero destinato a crescere in corrispondenza degli ingressi di locali e discoteche, dove gli spacciatori-sentinella sono presenza fissa. Il loro ruolo sembra non stupire e non essere un mistero per nessuno. «Se serve una prevendita per entrare nel locale chiedi a me, se serve droga chiedi a lui», spiega un promoter, vent’anni al massimo, saltando le presentazioni e i preamboli. E quando dice droga, lui che in quel tratto di strada ci lavora ogni sera, pare intendere stupefacenti di ogni tipo, dall’hashish alla marijuana - venduti a 25 euro - dalla cocaina, che viaggia sugli 80 euro, fino alle pasticche allucinogene.



La facilità dell’informazione fa guardare intorno in cerca di controlli e forze dell’ordine. «Ogni tanto passano le pattuglie a controllare – continua il ragazzo – li perquisiscono, ma addosso non hanno mai niente. Funziona così: loro adescano i passanti o i clienti, vendono qualcosa, magari prendono un acconto in soldi. Poi dicono di aspettarli due minuti. La droga è seppellita in alcune buste nella sabbia, loro sanno dove. Scendono a prenderla e tornano con quello che gli è stato chiesto. Se vengono perquisiti non trovano niente».



Questo giochetto, però, non è sconosciuto alle forze dell’ordine. E’ un agente di Polizia poco più avanti a lamentare che mancano le risorse umane e logistiche per intervenire come si dovrebbe, soprattutto con piazzate e retate in borghese. «Il peggio è fuori, all’interno dei locali la situazione è più tranquilla – spiegano alcuni habitué della movida gallipolina. Non c’è spaccio all’interno, al limite entri con la tua dose personale e poco più. Ma il personale di sicurezza caccia via molesti, ubriachi fradici e malintenzionati». Rispedendoli, appunto, nella bolgia di Baia Verde e del lungomare. «Non tutti controllano che al di là del bancone ci siano maggiorenni - spiegano della vendita di superalcolici - dipende dalle serate, quando viene un superospite che porta 8.000 persone in un locale come fai a controllare?». Diversamente, i più grandi acquistano gli alcolici e poi li cedono ai più piccoli.



Un modo per aggirare gli ostacoli pare esserci sempre. In extremis, si lasciano in macchina le bottiglie acquistate al mattino nel supermercato e ogni tanto si esce a buttarne giù un sorso. A maggior ragione che, in alcuni posti, il controllo più serrato pare quello sull’abbigliamento. Gli uomini in canotta e pantaloni troppo corti non entrano. Una questione di stile. “Abbasso la povertà”, urla un gruppo di promoter prima di entrare in pista. Ci sono mode, poi, per le quali non basterebbero nemmeno i controlli. Quella di ubriacarsi con un tampax, per esempio, pare essere l’ultima frontiera del divertimento, l’ultima tendenza ad aver preso piede nella notte gallipolina. Un tampax imbevuto di vodka viene introdotto per via vaginale, nel caso delle donne, o anale, nel caso degli uomini. Un modo per sballarsi più in fretta, insomma, perché l’inserimento dell’alcool nelle mucose permette un rapido trasferimento nel flusso sanguigno. La tendenza, tutta da confermare, fa storcere il naso anche agli addetti ai lavori che giurano di averlo sentito, e in qualche caso, visto fare. Testimonianze in merito vengono anche da alcuni residenti di Baia Verde. Ai bordi delle strade, prima del passaggio dei netturbini, affermano di aver notato sempre più scatole di assorbenti interni buttate separatamente dai rifiuti.



Un paio di queste erano gettate nel tratto di passerella, buio e isolato, che dal lungomare Galilei consente di entrare nella zona abitata. «La notte da sballo si conclude qui con un cornetto – racconta la cameriera di un bar del centro di Gallipoli. Dalle 5 alle 7 del mattino arrivano qui dei “casi umani” in condizioni scioccanti. Si vede di tutto, anche gente in stato confusionale che raccoglie e lecca le briciole trovate sugli altri tavoli». Ma in quel momento una nuova giornata è appena iniziata. E’ tempo di andare a dormire.