Sisma di Amatrice, l'inferno di Elvira: «In quarantena senza più una casa»

Sisma di Amatrice, l'inferno di Elvira: «In quarantena senza più una casa»
di Domenico Zurlo
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Giovedì 23 Luglio 2020, 05:01 - Ultimo aggiornamento: 11:06

Quella drammatica notte le ha cambiato la vita, e quattro anni dopo l'incubo non è ancora finito. Elvira Spagnoli, 55 anni, non dimenticherà mai quella notte di agosto del 2016: un rumore impressionante, «come se avessero scaricato un camion di sassi sopra la mia casa», quelle immagini terribili, il cinema in macerie, l'abitazione a fianco che «crollò addosso alla mia».

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«Quel giorno è iniziato il mio inferno», racconta Elvira. Nei due mesi di lockdown, con gli italiani costretti a rimanere tra le mura di casa (chi con diligenza, chi controvoglia), le lamentele erano all'ordine del giorno: imparagonabile al disagio quotidiano di chi la propria casa l'ha persa e vive in una delle SAE, le casette di emergenza che dovevano essere provvisorie e invece non lo sono state affatto.
«Dopo il terremoto ci trasferirono in una tenda, poi un signore ci prestò un camper - racconta ancora Elvira - Dormivamo con tre piumoni, il freddo era insopportabile. Quando la Caritas mi mostrò il container, per me era come una reggia». «Abitavo nel centro di Amatrice, ora la mia casa non esiste più. Lavoravo in ospedale, mi occupavo dei pasti dei pazienti: nemmeno l'ospedale esiste più. È crollato e non è stato ancora ricostruito», continua.
Quello che manca, a queste persone, è la speranza: adulti e anziani non sanno se potranno mai rivedere la loro abitazione. «Ho 55 anni, tra 15 anni ne avrò 70 e non avrò la forza né i soldi per avere un'altra casa. Le istituzioni ci hanno abbandonato, non abbiamo mai avuto neanche una telefonata: le bollette però continuiamo a pagarle». Restiamo a casa, era il mantra di tutti durante la quarantena: ma non tutti hanno la fortuna di averne ancora una. 

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