Paolo Crepet e la quarantena: «Altro che social, ai giovani manca il contatto umano»

paolo_crepet_psichiatra
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di Paolo Crepet
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Giovedì 2 Aprile 2020, 07:00 - Ultimo aggiornamento: 08:31

Pensare che per gli adolescenti questa quarantena sia più facile da vivere rispetto agli adulti secondo me è errato. Non bisogna generalizzare perché sono certo che ad una parte di giovani manchi un certo tipo di socialità che va da quella serale a quella sportiva, senza tralasciare la scolastica che all’improvviso è venuta meno. È vero che i nostri ragazzi sono molto più abituati di noi a guardarsi su Skype, ma giocare a basket con gli amici non è la stessa cosa che chattare. Credo che per la prima volta, pur sapendo utilizzare al meglio tutti questi strumenti, sentano la mancanza di quello che la tecnologia non ha mai dato: il contatto umano, tanto quanto le persone più adulte e forse anche di più, perché sono stati abituati a dare per scontato tutto. Finché siamo in quarantena sarà difficile limitare gli strumenti, dipenderà tutto dalla famiglia. Io credo che oggi ci siano dei figli che finalmente hanno la possibilità di vedere e conoscere la figura del padre costretto magari dal lavoro a stare fuori tutto il giorno. Anni fa feci una ricerca sulla durata della cena media in casa. Il risultato? Dodici minuti. Abbiamo una grande occasione, quella di parlare finalmente un po’ più seriamente e in modo più approfondito. Non sprechiamola.

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