Sarah, il presidente del tribunale
rigetta la richiesta di astensione
Coppi: su Michele opera di persuasione

Sarah, il presidente del tribunale rigetta la richiesta di astensione Coppi: su Michele opera di persuasione
8 Minuti di Lettura
Lunedì 25 Marzo 2013, 11:34 - Ultimo aggiornamento: 4 Aprile, 23:31
TARANTO - Il processo per l'omicidio di Sarah Scazzi prosegue con la stessa composizione di giudici togati. Il presidente del Tribunale di Taranto, Antonio Morelli, ha rigettato la richiesta di astensione del presidente e del giudice a latere della Corte di Assise. La decisione di astenersi era stata presa dal presidente e dal giudice a latere della Corte di Assise, Cesarina Trunfio e Fulvia Misserini, dopo la diffusione da parte dei media di un loro dialogo 'fuori onda' prima dell'inizio dell'udienza del 19 marzo scorso. Presidente e giudice a latere ieri, nella loro dichiarazione in aula, avevano spiegato che non erano stati espressi convincimenti sulle imputazioni ma si trattava di ''mere considerazioni in termini interrogativi'' sulle possibili strategie del collegio difensivo. L'udienza del 19 marzo era dedicata alle arringhe dei difensori di Cosima Serrano, accusata dell'omicidio insieme alla figlia Sabrina Misseri. Per entrambe le donne la Procura ha chiesto la condanna all'ergastolo.



Coppi: allontanare le suggestioni. «La toga imponeva che agissimo così, non ci sono mezzi fini. Volevamo parlare alle vostre coscienze». Lo ha detto l'avvocato Fanco Coppi, difensore di Sabrina Misseri al processo per l'omicidio di Sarah Scazzi, iniziando la sua arringa e riferendosi all'invito ad astenersi rivolto lunedì scorso ai due giudici togati della Corte di Assise, vicenda chiusa stamani dal presidente del Tribunale con un decreto con il quale ha respinto la decisione di astenersi presa ieri per «opportunità» dagli stessi togati. «Vogliamo avere fiducia che saprete allontanare le suggestioni che vengono da fuori e anche da dentro l'aula. In questo processo sono stati sparsi veleni», ha aggiunto Coppi. «Può un padre colpevole - ha detto riferendosi alla figura di Michele Misseri, imputato di concorso in soppressione di cadavere - accusare una figlia innocente? Michele Misseri è l'unico responsabile dell'omicidio e di tutto, lo ha detto lui stesso innumerevoli volte».



La lite. «Non ci fu alcuna lite furibonda, come dicono i pm, tra Sabrina e Sarah la sera prima del delitto, il 25 agosto 2010». È la tesi sostenuta dall'avvocato Coppi nell'arringa in corso al processo per l'omicidio di Sarah Scazzi. «Lo riferisce la stessa testimone insospettabile Mariangela Spagnoletti, che dice - ha aggiunto Coppi - di averle lasciate tranquille. In auto non è accaduto assolutamente nulla. Quella sera, e lo dicono altri testimoni, Sarah era triste perché il fratello era partito e sarebbe rimasto lontano a lungo. E se lite non ci fu, non può essere stata ripresa alcuna lite la mattina dopo tra Sabrina e Sarah». Tra i testimoni dell'accusa nei cui confronti Coppi ha puntato l'indice accusatorio c'è Anna Pisanò, amica di Sabrina, definita «troppo precisa» ma anche «personaggio perfido».



Michele unico responsabile. Michele Misseri avrebbe ucciso la nipote quindicenne Sarah Scazzi per «un approccio sessuale» rifiutato: è quanto sostenuto nella sua arringa dall'avvocato Franco Coppi, difensore di Sabrina Misseri. «Misseri però non lo dice - ha aggiunto il legale - perché pensa a cosa potrebbero dire in paese e allora dice che ha avuto un raptus dopo che quella mattina aveva già un forte dolore di testa». Per Coppi non è vero che Sarah abitualmente non scendeva nel garage; lo dimostrerebbero gli stessi verbali di interrogatorio di Michele Misseri e altri testimoni. «Sarebbe stato lo stesso Michele a chiamarla dal garage, lo dice lui stesso nel verbale del 6 ottobre. E poi lo ha ripetuto troppe volte di averci provato con la nipote». Anche il racconto dell'agricoltore sulla presunta violenza sessuale sul cadavere «non è una invenzione se si leggono bene i verbali», ha detto ancora Coppi, che parlando di Michele Misseri lo ha definito «vigliacco».



La confessione di Michele. «Come si può definire priva di riscontri la confessione di un uomo che fa trovare il cadavere e il telefonino della vittima?», ha detto ancora Coppi. «Le motivazioni della successiva ritrattazione - ha aggiunto - rivalutano la confessione di Misseri come unica verità. La confessione del 6 ottobre 2010 spiazza i pubblici ministeri che già si erano affezionati alla pista che porta a Sabrina Misseri. Mi chiedo se quel metodo di indagine non sia contrario allo spirito del codice di procedura penale. I mutamenti di versione da parte di Michele avvengono quasi sempre dopo sospensioni di interrogatorio e su richiesta del difensore, anche con qualche aiuto involontario di quest'ultimo». Esempio, ha detto Coppi, l'interrogatorio in carcere di Michele Misseri del 5 novembre 2010, in cui l'agricoltore accusa la figlia Sabrina del delitto, e «al quale non si comprende a quale titolo partecipa la criminologa Roberta Bruzzone quale consulente di parte». «Michele è scaltro - ha aggiunto - e coglie l'occasione per accusare la figlia. C'è stata un'opera di persuasione efficace nei suoi confronti. E poi perché non dice nulla su quello che per gli inquirenti sarebbe il vero movente dell'omicidio, non dice nulla sull'arrivo di Mariangela, sulla moglie, e non basta dire, come fanno i pubblici ministeri, che lui non sapeva nulla perché non era in casa al momento del delitto».



Michele "compatibile". «Il tipo di fatto, l'omicidio di Sarah Scazzi, corrisponde in questo caso al tipo di autore, Michele Misseri», ha spiegato Coppi. «Un uomo solo - ha proseguito Coppi - una vita di fatica, di stanchezza, di aridità, ma anche un uomo capace di violenza, di approcci sessuali. Non è succube delle due "megere" di casa. È un uomo che da piccolo ha subito violenze, brutalità, da quello che abbiamo capito, e non ne ha voluto parlare. È questo l'uomo che il 26 agosto, preso da raptus, ha causato la morte di Sarah Scazzi».



L'opera di persuasione. «I pm non hanno capito i fatti di questo processo, in buona fede ovviamente. Siete rimasti folgorati da un pregiudizio, la colpevolezza di Sabrina, e tutto si è trasformato nella ricerca di una prova della sua responsabilità. La loro attività è stata solo di persuasione nei confronti di Michele». Coppi ha detto ancora, riferendosi a Michele Misseri, che «quando questo sciagurato si accorge che le promesse che gli erano state fatte o i pronostici non sarebbero andati a segno, ritorna alla confessione». «Tutto questo - ha aggiunto - si ricava da quanto Michele Misseri scrive e dice sulla consulente Bruzzone e sull'ex difensore Galoppa». La presunta opera di persuasione degli inquirenti su Michele Misseri, secondo Coppi, è riscontrabile anche nell'interrogatorio dell'agricoltore del 15 ottobre 2010, quando chiama in correità per il delitto la figlia Sabrina.



Da Sabrina nessun depistaggio. «La sequenza dei messaggi scambiati da Sabrina nel pomeriggio del 26 agosto 2010 combacia in tutto con quanto era stato concordato il giorno prima, cioè di andare al mare. Da parte di Sabrina non c'è stato alcun depistaggio». Lo ha affermato l'avvocato Coppi. «Se alle 14.23, come sostiene l'accusa - ha detto ancora Coppi - Sarah era già morta, perché Sabrina, che l'avrebbe uccisa, non risponde al telefono a Mariangela che non si sentiva bene e non poteva andare al mare in modo da tenerla lontana da casa? La stessa mamma di Sarah ha detto che la figlia sarebbe uscita da casa per recarsi a casa Misseri verso le 14.30, anche se dice di averlo saputo da Sabrina. E gli stessi genitori della piccola si preoccupano della sua scomparsa solo dopo che Sabrina passa da loro per la seconda volta e di Sarah non c'è traccia». Il legale ha già chiesto l'assoluzione di Sabrina dalla imputazione di calunnia ai danni della ex badante di casa Scazzi, la romena Maria Ecaterina Pantir. «Sabrina non ha mai detto che la badante poteva entrarci qualcosa nella sparizione di Sarah».



«Vi consegno con grande fiducia la sorte di Sabrina Misseri». Così l'avvocato Coppi ha concluso la sua arringa chiedendo l'assoluzione della sua assistita. «Il cuore dell'avvocato - ha aggiunto - è il cuore del suo cliente. Ho accettato questo compito con profonda partecipazione e convinzione. Lo rifarei cento volte per quanto sono convinto che sia innocente e che sia lui (Michele Misseri, ndr) il colpevole. Ho assunto questa difesa per spirito di giustizia. La mia angoscia è di non essere stato capace di trasferire alla Corte questa convinzione. Non chiedo per Sabrina attenuanti generiche o altre subordinate. Sono convinto che Michele Misseri sia l'assassino non solo perché lo dice lui ma perché lo dicono le carte».



I segni sul collo. Nell'ultima parte della sua arringa, Coppi ha contestato i risultati della consulenza medico-legale affidata dalla Procura al prof. Luigi Strada. Il legale ha citato la consulenza di parte del prof. Paolo Arbarello, direttore dell'Istituto di medicina legale della "Sapienza" di Roma, per il quale i segni trovati sul collo dei resti del cadavere di Sarah non sarebbero stati lasciati dalla cintura con la quale è stata strangolata, ma sarebbero conseguenza della macerazione del corpo, rimasto in acqua per 42 giorni nel pozzo in contrada Mosca ad Avetrana.



Il processo riprenderà il 9 aprile con la conclusione dell'arringa dell'avvocato Nicola Marseglia, anche lui difensore di Sabrina Misseri; nella stessa udienza la Procura depositerà una memoria. Il 15 aprile previste eventuali repliche e subito dopo la Corte di Assise entrerà in camera di consiglio per la sentenza.



LA POLEMICA SULLE FRASI DEI GIUDICI

Un "fuori onda" galeotto, ma forse non nel contenuto, induce presidente e giudice a latere della Corte di Assise di Taranto, Cesarina Trunfio e Fulvia Misserini,ad astenersi dal processo per l'omicidio di Sarah Scazzi, trasmettendo gli atti al presidente del Tribunale, Antonio Morelli, perchè dica se il processo, ormai alle battute finali, può proseguire con gli stessi giudici togati. Lo stop al processo è arrivato ieri mattina. Il fuori onda è stato diffuso ieri da Tgcom24 con un video, anche se una ordinanza del 10 gennaio 2012 della Corte di Assise vieta la pubblicizzazione delle immagini del processo sino a quando questo non si sarà concluso. Conteneva un dialogo tra presidente e giudice a latere prima dell'appello nell' udienza del 19 marzo scorso, in cui erano previste le arringhe dei difensori di Cosima Serrano, gli avvocati Franco De Jaco e Luigi Rella. I due giudici togati, nel fuori onda, si interrogavano su quale linea difensiva sarebbe stata adottata dai legali dei due principali imputati, Cosima Serrano e la figlia Sabrina Misseri, per i quali la procura ha chiesto la condanna all'ergastolo.



E l'avvocato Franco Coppi, uno dei difensori di Sabrina, aveva chiesto alla Corte di valutare l'opportunità di astenersi dalla trattazione del processo. Ieri in aula la presidente Trunfio, in apertura di udienza, ha letto una dichiarazione firmata insieme col giudice a latere. Quelle frasi «captate» prima dell'inizio dell'udienza, ha detto, non sono «espressive di un parere o di un convincimento sull'oggetto delle imputazioni». Si tratta invece di «mere considerazioni in termini interrogativi circa le possibili strategie difensive in sede di discussione finale». Tuttavia, «ferma la consapevolezza della propria serenità di giudizio», i due giudici hanno ritenuto «l'opportunità di sottoporre al vaglio dell'autorità competente la valutazione dei fatti, ove ravvisi gravi ragioni di opportunità». «I giudici hanno dato dimostrazione di scrupolo», ha commentato Coppi, definendo «vergognosi» i commenti di chi ritiene che quello sollevato ieri dalla difesa sia «un attacco strumentale alla Corte». «Atto di grande civiltà» lo ha definito l'avv.Nicodemo Gentile, legale di parte civile della mamma di Sarah, Concetta Serrano. Decisione «corretta» quella dei giudici togati anche per l'avv.De Jaco. «Se sono sereni loro - ha detto - siamo tranquilli anche noi». Ma il clima che si respira da ieri attorno all'aula Alessandrini non è più quello del 10 gennaio di un anno fa, quando il processo si inaugurò.



Questa la conversazione.

Presidente: «Certo vorrei sapere, là, le due posizioni sono collegate. Quindi bisogna vedere se si sono coordinati... coordinati tra loro e se si daranno l'uno addosso all'altro».

Giudice a latere: «Ah, sicuramente».

Presidente: «Bisogna un po' vedere, no, come imposteranno... potrebbe essere "mors tua vita mea"». (La tattica della difesa di Cosima può essere "mors tua vita mea", ovvero la madre e la figlia potrebbero scaricarsi a vicenda, si chiedono).
© RIPRODUZIONE RISERVATA