Al Musa il “giro del mondo con le antiche mappe”

Al Musa il “giro del mondo con le antiche mappe”
di Nicola DE PAULIS
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Martedì 22 Marzo 2016, 22:21
Ultimo appuntamento al Musa, il Museo storico-archeologico dell’Università del Salento, con “Il Passato per il Futuro”, la rassegna di incontri con i docenti di UniSalento sulle nuove frontiere dell’Archeologia.
Con Flavia Frisone “Il giro del mondo antico in 12 mappe”, una sorta di viaggio affidato alle prime rappresentazioni geografiche giunte dall’antichità; mentre con Claudio Giardino e Tiziana Zappatore si parlerà di “Pesca e pescatori salentini fra archeologia e presente”, per conoscere meglio un aspetto della tradizione culturale salentina legato alla pratica della pesca e oggi dimenticato.
«Definire e rappresentare il mondo per immagini è un’attitudine che risale a un passato remoto quanto le più antiche società umane - spiega Flavia Frisone – I Greci, inventori della “geo-grafia”, sono i primi nella tradizione occidentale ad aver concepito il progetto di rendere il mondo intelligibile mediante la rappresentazione grafica».
«Per questo - continua Frisone - il percorso attraverso i pochi esemplari originali di immagini del mondo che ci giungono dall’antichità (e anche delle molte riproduzioni che se ne sono fatte) è un itinerario sempre affascinante come dimostra anche il recente successo editoriale di J. Brotton “La storia del mondo in dodici mappe”, pubblicato da Feltrinelli».
Fra le dodici tappe del mondo antico che saranno illustrate c’è la cosiddetta Tabula Peutingeriana, importante per la Puglia (una riproduzione su ampia scala che occupa due pareti è presente al Musa), un manoscritto datato circa al 1265, quando fu eseguito, ma in realtà copiato da un esemplare più antico di epoca romana databile a dopo il 328 d.C.
Si dice che l’originale fosse una descrizione del mondo che Augusto commissionò al genero Marco Agrippa e che per il Salento oltre a Brindisi e Taranto, “cita” Valesio, Luppia (Lecce), Otranto, Castro (Castrum Minervae), Ugento, Vereto e altre. La professoressa Frisone illutsrerà oggi anche la Tavola generale d’Europa, illustrazione di un manoscritto greco contenente il testo della Geografia di Tolomeo, astronomo e geografo di età imperiale romana (circa 100-160 d.C.), e la Mappa di Ebstorf, la più grande delle mappe medioevali.
«La conferenza sulla cultura della pesca - spiega invece Claudio Giardino - unisce i dati offerti dalle ricerche archeologiche nella nostra area con quelli ottenuti intervistando vecchi pescatori di Otranto e di Gallipoli, ultimi conservatori di antichissimi saperi apparentemente destinati ad essere travolti dal mondo moderno. Per l’archeologo, in realtà, la globalizzazione in atto rende sempre più difficile capire correttamente i manufatti che si trovano durante gli scavi: bisogna quindi ricorrere quindi alle risposte che gli offrono gli studi etno-archeologici».
L’etno-archeologia, spiegano Giardino e Zappatore, è una moderna disciplina etnografica e archeologica che studia i prodotti materiali dell’attività umana delle popolazioni contemporanee utilizzando una metodologia archeologica, interpretando i resti archeologici del mondo antico attraverso la cultura materiale e le tecniche odierne, con l’osservazione delle culture tradizionali del Terzo Mondo e della nostra società.
La ricerca che verrà presentata al Musa ha preso lo spunto dall’esame delle tecniche e degli strumenti che sono stati utilizzati per la pesca (ami, reti, pesi da rete, aghi per la fabbricazione di reti) dalle comunità costiere del Salento sin dalla preistoria e che ci sono stati restituiti dagli scavi archeologici e dalle ricerche di superficie. Verranno mostrati alcuni fra i più antichi reperti per la pesca rinvenuti nella nostra regione, come gli ami neolitici da Oria e da Carpignano Salentino risalenti ad oltre 6000 anni fa, oltre ad altri reperti, come ami, pesi da rete e aghi da pescatore, rinvenuti a Gallipoli, Leuca e Ugento in contesti databili fra l’età del Bronzo (3500 anni fa) e l’età classica greco-romana. La comprensione dell’uso di tali attrezzi, spesso molto sofisticati, sarà resa possibile attraverso la visione di brevi filmati, realizzati grazie alla collaborazione degli odierni pescatori salentini.
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