Quando i parenti delle vittime parlarono dopo la cattura del boss: «Continuiamo a cercare la verità»

Quando i parenti delle vittime parlarono dopo la cattura del boss: «Continuiamo a cercare la verità»
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Lunedì 25 Settembre 2023, 10:18 - Ultimo aggiornamento: 10:21

Il 16 gennaio 2023, dopo l'arresto del boss Matteo Messina Denaro, scomparso nella notte, anche i parenti delle vittime delle stragi di Capaci rilasciarono delle dichiarazioni, per commentare la cattura dell'allora numero uno di Cosa Nostra.
«Mi spiace solo che mia madre non ci sia più e non abbia potuto vivere questo momento», disse Tilde, sorella di Antonio Montinaro, il caposcorta di Giovanni Falcone, di Calimera, morto nella strage di Capaci. Fra i mandanti anche Messina Denaro che però non era mai stato assicurato alla giustizia.

I parenti


«Da tanti anni continuiamo a cercare verità e giustizia - aggiunse - e quando vengono consegnati gli assassini alla giustizia non è che il dolore passi, ma un po’ si scolorisce. Ed è un pezzo di speranza in più». La gratitudine è tutta per i Ros dei carabinieri, per la procura di Palermo. Per lo Stato che trionfa e sconfigge: «La strage di Capaci - raccontò - è entrata violentemente in casa nostra e ha sconvolto le nostre vite. Ha distrutto la vita di mia madre e di tutti noi. Quando si apprendono notizie di questo genere, ci si sente comunque colpiti. L’arresto di Matteo Messina Denaro è avvenuto comunque a Palermo, non era andato all’estero, distante chilometri e chilometri. Era qui, camminava tranquillamente per le vie di Palermo, Trapani, Marsala. Questo un po’ ci deve far pensare. Hanno continuato ad avere relazioni, rapporti che hanno permesso la latitanza e hanno garantito copertura e protezione. Bisogna partire proprio da questo. Ho sentito dire a qualcuno che la mafia così è stata sconfitta, ma non è così. Non bisogna abbassare la guardia». «Ci sono tantissime verità ancora da rivelare. Ho sempre detto in questi anni che abbiamo rincorso una verità non vera e una giustizia non giusta. Per un famigliare, non è facile vivere così. Il dolore non passerà mai, però viene sbiadito dalla verità».
Commossa anche Tina, la vedova di Antonio Montinaro: «Oggi per i familiari delle vittime della mafia e per i palermitani onesti è una bellissima giornata, una giornata di festa. Lo Stato ha vinto, ringraziamo tutte le forze dell’ordine, e i carabinieri in particolare, e i magistrati per questo risultato, per questa bella notizia dopo 30 anni di latitanza». La donna ricostruì gli istanti in cui aveva appreso la notizia: «Mi ha chiamato uno dei miei figli e mi ha dato la bella notizia - aggiunse -. Mi ha commosso vedere in tv le immagini delle persone presenti al momento dell’arresto che applaudivano. Significa che c’è tanta brava gente. Fa riflettere, però, il fatto che Messina Denaro abbia potuto contare su così tante persone accanto a lui che lo hanno protetto in tutti questi anni. C’è ancora tanto lavoro da fare in questa città, ma oggi è un giorno bellissimo». L’arresto dell’ex primula rossa per la vedova del caposcorta che da anni gira nelle scuole per alimentare la memoria delle vittime di Cosa nostra «ripaga del dolore vissuto in tutti questi anni». «Il mio ringraziamento va al governo, a tutte le forze dell’ordine che ci sono sempre state vicine».


Soddisfatto l’altro fratello di Antonio, Brizio, ma non entusiasta: «Ho saputo da una mia sorella. Naturalmente è sempre un momento positivo quando vengono eseguiti arresti di questo calibro, ma non bisogna dimenticare che si tratta spesso di risultati che si ottengono in momenti di avvicendamento di sistemi di potere. Chi segue da vicino queste vicende sa che era noto che Messina Denaro fosse un malato oncologico. Oggi ha tutto l’interesse a voler essere curato in maniera diversa da come ha fatto fino aggi. Certi sistemi di potere sono intrecciati con altri. Non mi aspetto molto, ora. Non si può pensare, ancora oggi, che il sistema delle mafie possa essere annullato dalle Istituzioni».
Tra le vittime pugliesi di Capaci c’è anche Rocco Dicillo, di Triggiano.

Per lui il fratello Michele e la fidanzata dell’epoca Rosalba Terrasi si battono recandosi dagli studenti, per affermare i principi della lotta a ogni forma di mafia.

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