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Il vigile spiava le colleghe nel bagno del comando. Non è il titolo di uno dei film della commedia all’italiana “piccante” in voga nei primi anni ‘80, ma quanto sarebbe avvenuto negli uffici della Polizia Locale di una cittadina della provincia di Taranto. Detto che la genericità è dettata dalla esclusiva necessità di tutelare le vittime di questa brutta storia, la vicenda è al centro di un processo nel quale l’uomo sarà chiamato a difendersi dalla contestazione di illecita interferenza nella vita privata ma anche da quella di atti persecutori.
A giudizio, infatti, un vigile di 63 anni finito nei guai nell’estate del 2019 quando una sua collega notò quella telecamera posizionata sul manico di una paletta dei rifiuti appoggiata al muro del bagno dell’ufficio.
Le perquisizioni
I militari, su disposizione del pm Vittoria Petronella, acquisirono la microtelecamera e effettuarono una perquisizione durante la quale vennero recuperate le immagini di quelle donne mentre utilizzavano il bagno del comando. Sulla scorta di quanto emerso il pm Petronella ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio del vigile, che è difeso dagli avvocati Pasquale Corigliano e Franz Pesare. Oltre che di quei filmati sconcertanti, peraltro, l’imputato dovrà anche rispondere dell’accusa di atti persecutori. Una delle vigilesse incappate in quelle riprese rubate, infatti, lo ha denunciato per il comportamento che le sarebbe stato riservato dal collega graduato. In particolare l’uomo l’avrebbe controllata in maniera ossessiva e le avrebbe imposto compiti non previsti dal suo ruolo, come cambiare le batterie dei semafori. Il processo sbarcherà all’attenzione del giudice Elio Cicinelli nelle prossime settimane. Da rilevare che nel procedimento risultano parti offese cinque vigilesse, rappresentate dagli avvocati Aldo Fornari, Michele Soldo, e Giuseppe Tanzarella.
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