Giunti ieri nel porto di Taranto a bordo della nave norvegese Siem-Pilot, impegnata nei soccorsi nel Mediterraneo nell’ambito del programma dell’agenzia europea...
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Lo sbarco dei mille (e più) di ieri, riporta al centro del dibattito il tema della ripartizione dei migranti in arrivo da molti Paesi africani: Italia, nazione di passaggio o Paese nel quale mettere le radici. Le vicende di Como e Ventimiglia, città di confine ai bordi delle quali sono stati respinti a centinaia africani che avrebbero proseguito volentieri il viaggio delle speranza. Obiettivo principale: trovare asilo e, dunque, lavoro. Le giornate di sole e un mare non agitato, negli ultimi giorni hanno spinto decine di imbarcazioni e migliaia di migranti sulle coste della Sicilia e della Calabria, dando il senso di cosa possa rappresentare l’accoglienza di un esodo in massa per un Paese evidentemente generoso, ma che non dispone di una forza ricettiva sottoposta a dure sollecitazioni.
L’auspicio è che gli sbarchi continui non provochino un corto circuito. Un caos totale del quale a fare le spese potrebbero essere le regioni più immediate alle coste africane (Sicilia, Calabria, Puglia e Basilicata). Da lì, ogni giorno, con la complicità di scafisti più o meno esperti, sono in migliaia di famiglie ad intraprendere costosi viaggi della speranza.
Numerose e simili le storie che raccontano i migranti non appena sbarcati. Con l’ausilio di interpreti, spiegano i motivi della fuga, riconducibili come sempre a una fuga dalle zone di guerra, persecuzioni, mancanza di lavoro e fame; uno o più motivi che spingono i migranti a un viaggio il più delle volte pericoloso.
La città a questa emergenza risponde come può. Intanto con la proverbiale generosità, tanto che molti dei migranti ospitati nelle strutture di prima accoglienza talvolta scelgono di restare in città. Provare a trovare un lavoro, a rendersi utili alla comunità svolgendo i lavori più umili. Non è una novità, che quei pochi migranti che scelgono di restare a Taranto, si attivino a fare domanda e iscriversi, avendo le credenziali richieste, nelle liste degli uffici del Centro per l’impiego.
Ma torniamo all’hot spot tarantino diretto da Michele Matichecchia, comandante della Polizia locale. Dopo lo sbarco di ieri, l’identificazione secondo i tempi previsti, complessivamente fra le 24 e 48 ore. Dopo le formalità di rito, la consultazione del programma di ripartizione inviata dal Ministero alla Prefettura di Taranto.
All’esterno della struttura a ridosso del porto, bus di linea in attesa, con destinazione altri centri pugliesi, come accaduto nella giornata di ieri e di oggi; o per altre regioni, vicine e lontane dal capoluogo jonico. Il lavoro nell’hotspot tarantino prosegue.
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Quotidiano Di Puglia