C’è la mamma Capodoglio che protegge il proprio cucciolo. A pochi metri, alcuni turisti a bocca aperta che si godono lo spettacolo. Succede a poche miglia da Taranto....
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«Non è rarissimo osservare questi fantastici animali nel loro ambiente naturale - spiega Carmelo Fanizza, presidente dell’associazione di ricerca scientifica - è straordinario che questa scena sia stata condivisa con tante persone. Noi siamo in mare da un decennio per il 50% del nostro tempo. Rendere partecipi i turisti di queste emozioni è importantissimo».
Turisti da Napoli, Gallipoli. Anche stranieri tanto che è necessario un briefing in tre lingue diverse ormai: italiano, inglese e tedesco.
«Fare citizen science significa coniugare la nostra attività scientifica con la gente. Il Golfo di Taranto è profondo oltre due mila metri e ogni giorno ospitiamo quaranta stranieri che si godono questo spettacolo». I delfini sono stati i primi. Per esempio, questo è il periodo degli amori per le stenelle. In tanti hanno potuto assistere ai fantastici gesti di corteggiamento di questi straordinari cetacei. Un vero e proprio bacio.
Fanizza e il suo team hanno come al solito raccolto dati, registrato i suoni, catalogato le vocalizzazioni applicando il metodo del “distance sampling” che utilizzano normalmente per la ricerca dei cetacei.
«Taranto deve essere orgogliosa - prosegue il presidente - Citizen science è il modo migliore di osservare la natura».
E, tra qualche mese, la bella novità sarà il più grande centro euromediterraneo del mare e dei cetacei nel Mezzogiorno. Sarà a Taranto. A Palazzo Amati, depredato e abbandonato. Rinascerà grazie al progetto vincitore di “Fondazione per il Sud”, promosso dal Jonian Dolphin Conservation in partenariato con altre sei organizzazioni: contributo di 465mila euro e un’area museale, servizi turistici, una biblioteca virtuale sul mare. Obiettivo del progetto è rilanciare la vocazione turistica del borgo antico di Taranto. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia