Gli ambientalisti al sindaco Melucci: "Chiudi l'area a caldo della fabbrica"

Lo stabilimento di ArcelorMittal
Una lettera al primo cittadino per chiedere di chiudere l'area a caldo dello stabilimento ex Ilva, oggi gestito da ArcelorMIttal. A scriverla quattro associazioni...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
99,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA FLASH
ANNUALE
49,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
4,99€
1€ AL MESE
Per 3 mesi
SCEGLI ORA
 
ANNUALE
49,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
99,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 3 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Una lettera al primo cittadino per chiedere di chiudere l'area a caldo dello stabilimento ex Ilva, oggi gestito da ArcelorMIttal. A scriverla quattro associazioni ambientaliste che hanno ripreso le dichiarazioni rilasciate su questa possibilità dal sindaco di Taranto Rinaldo Melucci. «La invitiamo - si legge nel documento - a tenere fede alle sue ultime dichiarazioni in merito alla devastante situazione sanitaria procurata dall'insopportabile inquinamento industriale, a battersi con ogni mezzo per la dignità che deve essere garantita a tutti i cittadini della Repubblica italiana in egual misura, a pretendere la chiusura dell'area a caldo, a pretendere soddisfazione per dipendenti dell'acciaieria e cittadini della nostra provincia». La lettera è firmata dalle associazioni Genitori tarantini, LiberiAmo Taranto, Comitato Quartiere Tamburi, Donne e Futuro, ma è stata sottoscritta anche da diversi. «Le preoccupanti notizie che giungono dall'Arpa Puglia - aggiungono - certificano la violazione dei limiti di legge delle emissioni convogliate del camino E312, il più grande d'Europa,

senza tener conto delle emissioni diffuse e fuggitive (non misurabili perché non dovrebbero proprio esserci) che già portarono, nel luglio del 2012, la Magistratura a un sequestro senza facoltà d'uso degli impianti. Questo è motivo di forte preoccupazione per i danni all'ambiente e alla salute dei cittadini che lei è chiamato ad amministrare nella migliore maniera possibile e nell'interesse della collettività». Gli ambientalisti, inoltre, hanno ricordato la  petizione «Chiudiamola qua» firmata da centinaia di cittadini e consegnata un anno fa. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia