Fatture false tra società, sei condanne

Fatture false tra società, sei condanne
Avrebbero costituito una serie di società per gestire un flusso di fatture legate ad operazioni inesistenti, con coinvolgimento incrociato di diverse aziende, la cui...

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Avrebbero costituito una serie di società per gestire un flusso di fatture legate ad operazioni inesistenti, con coinvolgimento incrociato di diverse aziende, la cui gestione contabile si sarebbe sostanziata in dichiarazioni fraudolente. Il tutto in un periodo compreso fra il luglio del 2003 e il settembre del 2009, attraverso attività svolte fra il capoluogo tarantino, Statte e Massafra.

Per il reato associativo finalizzato alla bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e impropria, e per evasione delle imposte sui redditi, sono stati condannati Nicola Di Sanno a nove anni di reclusione, Giuseppe Quero ad otto anni, Cosimo Inglese e Luciano Briatico Vangosa a sei anni e sei mesi di reclusione. Pene di entità minore sono state irrogate nei confronti di Santo Briatico Vangosa a due anni e mezzo di reclusione; e di Iolanda Belmonte a un anno e sei mesi di reclusione.

Il tribunale, che ha dichiarato il non doversi procedere nei confronti degli imputati per reati che, commessi in un periodo lontano, sono stati dichiarati prescritti, ha condannato gli imputati principali alla interdizione legale per la durata della pena principale.
Il collegio giudicante (presieduto dalla dottoressa Fulvia Misserini) ha anche disposto la confisca dei beni sequestrati sino all’ammontare di circa un milione e mezzo di euro.
È stato definito così, dopo una lunga fase dibattimentale, il processo legato alla gestione delle società “Apulia Service”, “Glob Service”, “Varenne impianti”, “D&G Service”, “Ultral Srl” che avrebbero annotato nei rispettivi libri contabili centinaia e centinaia di fatture che, secondo le conclusioni dell’attività investigativa disposta dalla procura, avrebbero riguardato servizi, forniture e operazioni esistenti solo sulla carta.
Il procedimento penale, basato su consulenze tecniche, denunce dei curatori fallimentari delle società poi finite in decozione, sui sequestri e sull’acquisizione di copiosa documentazione contabile, era sfociato all’esame del gup del tribunale dottoressa Valeria Ingenito che nell’aprile del 2013, considerata la complessità della materia e il profluvio di documenti agli atti, aveva ravvisato la necessità dell’approfondimento dibattimentale.

Proporio il processo, durato circa due anni, ha consentito al tribunale di ritenere provata la presunta responsabilità degli imputati che, a vario titolo e a seconda del ruolo svolto, avrebbero concorso ad evadere le imposte e a “caricare” le uscite delle varie società con fatture fasulle. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia