Omicidio di Sarah Scazzi: ricorso in Cassazione contro le condanne di Sabrina, Cosima e Michele

Omicidio di Sarah Scazzi: ricorso in Cassazione contro le condanne di Sabrina, Cosima e Michele
Scatta il ricorso in Cassazione per l’omicidio di Sarah Scazzi, la ragazzina strangolata il 26 agosto del 2016 nella villa degli zii di via Deledda, in Avetrana. I...

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Scatta il ricorso in Cassazione per l’omicidio di Sarah Scazzi, la ragazzina strangolata il 26 agosto del 2016 nella villa degli zii di via Deledda, in Avetrana. I legali di Sabrina Misseri, Cosima Serrano, entrambe condannate all’ergastolo per l’omicidio, e di Michele Misseri, condannato per occultamento e distruzione di cadavere, hanno infatti depositato il ricorso che la cancelleria dell’assise d’appello invierà a Roma.

Il caso passerà ora al vaglio dei supremi giudici, che dovranno esaminare la legittimità, o meno, dei temi di diritto affrontati dalla Corte di secondo grado.
 
Insieme con loro hanno presentato appello anche gli altri imputati, attraverso i rispettivi legali. È ovvio, però, che seppur la valutazione complessiva degli “Ermellini” riguarderà tutte le posizioni, l’attesa e l’interesse maggiori riguardano i destini degli imputati principali.
Come è noto, Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano sono già state condannate in primo e in secondo grado all’ergastolo per l’omicidio della ragazzina. Entrambe hanno sempre dichiarato di essere estranee all’omicidio.

Pur condannato a sua volta, in libertà continua a rimanere Michele Misseri, marito e padre delle due imputate. Lui, invece, ha continuato a urlare al mondo di aver aggredito e ucciso la nipote in quel maledetto 26 agosto di sei anni fa. E di aver deciso di nascondere il corpo della ragazzina nel pozzo di contrada Mosca. Proprio lui, dopo oltre quaranta giorni di indagini squarciò il velo di omertà. Ammise di aver ucciso Sarah e accompagnò gli inquirenti nelle campagne di Avetrana, consentendo di recuperare il corpo. Quella sua confessione doveva essere l’ultimo capitolo del giallo che aveva appassionato e commosso l’Italia. Invece aveva rappresentato l’inizio di una vera e propria odissea giudiziaria.

Alle sue verità i giudici non hanno mai creduto. Pochi giorni dopo la sua confessione, infatti, si giunse all’arresto della figlia Sabrina. Prima accusata di concorso nell’omicidio con il papà. Successivamente, attraverso l’ennesimo colpo di scena maturato nel corso delle indagini, in complicità con la madre Cosima. Era il 15 ottobre del 2010 quando Sabrina varcò la soglia del carcere di Taranto, dove sette mesi dopo sarebbe stata raggiunta dalla madre.

Con il deposito delle motivazioni della sentenza, giunte a distanza di circa un anno dalla sentenmza, la difesa ha potuto approntare il ricorso in Cassazione.

La vicenda giudiziaria, probabilmente prima di Natale, giungerà così all’ultimo approdo.
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Quotidiano Di Puglia