Quasi duecento casi di lavoratori con patologie asbesto correlate, trecentocinquanta certificazioni Inail per esposizione all’amianto nel corso degli anni e tonnellate di...
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Donatella Duranti, vicepresidente della Commissione ed ex arsenalotta, non è tenera nei confronti della Marina Militare al termine del sopralluogo.
«In calendario ci sono diversi arsenali ma abbiamo deciso di partire da Taranto perché è acclarato che, a inizio degli anni 60, c’è stato un grande uso di amianto in reparti, officine e a bordo navi. Negli anni la Marina Militare ha accumulato ritardi e fatto omissioni. Oggi siamo di fronte a una situazione drammatica per i lavoratori già ammalati: dobbiamo comprendere le responsabilità pregresse e capire se ci sono rischi ancora importanti. Vogliamo intervenire per sanare alcune norme che non restituiscono giustizia ai malati».
Un esempio per tutti. Il tristemente famoso “Magazzino 53”, una sorta di deposito di amianto all’interno dell’Arsenale.
Con la deputata jonica di Sel, anche i parlamentari Federico Massa, Gianluca Rizzo e Ivan Catalano.
Perché le malattie da amianto sono infime, possono manifestarsi dopo molto tempo, persino dopo venticinque o trent’anni.
La pericolosità consiste, infatti, nella capacità che il materiale ha di rilasciare fibre potenzialmente inalabili dall’uomo che hanno la caratteristica di dividersi in senso longitudinale anziché trasversale come le altre tipologie di fibre.
«Abbiamo necessità di approfondire, verificare responsabilità e stato dell'arte - ha concluso Donatella Duranti - Prossimamente incontreremo anche la rappresentanza militare Cocer perché anche i militari sono stati pienamente coinvolti all’esposizione. Nel pregresso c’è una documentazione vastissima che attesta centinaia di tonnellate di amianto estratte dalle unità navali. Mi sento di dire che questo fenomeno abbia riguardato tutti i lavoratori che a diverso titolo sono stati impiegati nell’Arsenale di Taranto». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia