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«Le azioni vessatorie di cui risponde il gruppo di indagati possono considerarsi “concausa” della patologia che ha provocato la morte di Cosimo Antonio Stano». Lo avrebbe stabilito l'autopsia disposta dalla procura ed eseguita dal medico legale Liliana Innamorato.
A margine dei provvedimenti restrittivi disposti nelle scorse ore, dagli uffici della questura di Taranto che indaga sulle baby gang manduriane, è stata diffusa una nota in cui si anticipano le conclusioni della perizia autoptica affidata alla professionista.
«Gli accertamenti disposti dalle due Procure sulla documentazione clinica e sugli esiti dell’esame autoptico compiuto sul corpo della vittima – si legge nella nota - consentono di mettere in correlazione l’esito fatale e le azioni criminose ad oggi addebitate agli indagati».
Gli inquirenti sarebbero giunti a questa conclusione studiando la documentazione clinica come pure degli ulteriori elementi acquisiti ed evidenziati dalla Polizia di Stato nel corso dell’indagine (i contenuti audio e video, nonché le chat da cui si ricava con altrettanta evidenza la natura delle vessazioni cui veniva sottoposta la vittima). Sarebbe quindi da addebitate agli indagati una “concausa” nella comparsa della patologia di cui era affetto l’uomo (ulcera duodenale) «favorendone peraltro il tardivo ricovero in ambiente ospedaliero, avendo ingenerato in lui un atteggiamento di paura e chiusura di tipo negativo nei confronti dell’ambiente esterno».
La morte di Stano è stata generata da uno shock settico post-peritonite da perforazione di ulcera peptica duodenale. «L’esito della consulenza tecnica conclude la nota - chiarisce l’esistenza di un nesso di concausa tra il quadro clinico che ha interessato il povero uomo e le ripetute vessazioni cui il medesimo è stato sottoposto». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia