No all'immunità penale, sì alle tutele “a scadenza”: la scelta del Governo per Mittal

No all'immunità penale, sì alle tutele “a scadenza”: la scelta del Governo per Mittal
Una norma decisa in Consiglio dei Ministri. Al fotofinish arriva un provvedimento che, inserito nel decreto legge Imprese, interverrà per restituire delle garanzie ad...

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Una norma decisa in Consiglio dei Ministri. Al fotofinish arriva un provvedimento che, inserito nel decreto legge Imprese, interverrà per restituire delle garanzie ad ArcelorMittal. La cancellazione dello scudo totale - decisa da questo Governo - sarà mitigata da alcune tutele a scadenza. Questo si è appreso nella tarda serata di ieri con la notizia rilanciata dalle agenzie di stampa di tutto il Paese. Secondo quanto trapela si toglierebbe l'immunità totale ad ArcelorMittal ma verrebbe introdotto un piano di tutele legali a scadenza, appunto, per l'azienda che ha acquisito lo stabilimento siderurgico di Taranto. Tutele strettamente vincolate al rispetto del piano ambientale della fabbrica di Taranto.

Quindi, si spiega, solo se l'azienda rispetterà tempistiche, criteri e modalità di esecuzione del piano ambientale potrà usufruire delle tutele. Non è prevista alcuna immunità sulle norme a tutela della salute e della sicurezza del lavoro.

Nella norma per le tutele all'ex Ilva, si apprende ancora, rimarrebbe inalterata la responsabilità penale, civile e amministrativa conseguente alla violazione di norme poste a tutela della salute e delle questioni inerenti la sicurezza dei lavoratori: non sarà dunque prevista alcuna forma di tutela straordinaria per l'azienda, che risponderà di ogni incidente dovesse verificarsi secondo le norme e i principi di diritto penale ordinariamente applicabili nel nostro Paese, si apprende ancora.
A confermare la decisione assunta dal Governo sarebbe stato lo stesso vicepremier del Movimento 5 Stelle. Se ieri mattina non si era sbilanciando dichiarando solo «stiamo lavorando», in serata avrebbe chiarito quale tipo di garanzie il Governo è pronto a dare alla multinazionale che ha comprato l'ex Ilva: «Abbiamo individuato una norma di equilibrio che rivede la precedente forma di immunità generalizzata in un sistema di tutele a scadenza vincolate al rispetto del piano ambientale, in questo modo Mittal potrà operare ma sarà obbligata a rispettare le prescrizioni», riporta l'Ansa come dichiarazioni di Luigi Di Maio.
Salvo poi attaccare la proprietà dello stabilimento di Taranto. La stessa ArcelorMittal, i cui vertici, soltanto qualche giorno fa, avevano fatto trapelare già di un accordo con il Governo nazionale proprio su questo tema. «Se qualcuno pensava di riprendersi l'immunità rimarrà deluso, ma io non do l'immunità a chi ricatta i lavoratori e l'Italia. Lasciatemi dire inoltre che Mittal sta assumendo un atteggiamento ambiguo nonostante l'impegno del governo» avrebbe detto lo stesso Di Maio in consiglio dei ministri ieri sera.
Accuse pesanti che avrebbero superato il caso specifico dell'immunità o delle tutele. «Mittal non ha pagato pochi giorni fa 40 milioni di euro di canone. Non solo: non si sono presentati al sopralluogo del forno. Noi non possiamo accettare ricatti. La nostra norma è di equilibrio: salva lavoratori e ambiente e ora ci aspettiamo collaborazione», avrebbe sottolineato il titolare del Mise nel corso della riunione secondo quanto riportato dall'agenzia di stampa.
La grana ex Ilva aveva acceso la miccia di scontro politico all'interno del Governo già in giornata. La deputata della Lega Barbara Saltamartini, presidente della Commissione Attività produttive della Camera aveva auspicato un provvedimento proprio nel dl Imprese: «Ci auguriamo che, oltre al salva Whirlpool e rider, venga approvata anche una norma salva acciaio. Dopo le politiche improvvisate e non risolutive da parte dei governi precedenti, occorre proseguire con misure concrete ed efficaci, innovative e rispettose dell'ambiente, per consentire alla siderurgia italiana di guardare al futuro con ragionevole fiducia», aveva detto.

Ma se la Lega spingeva su un decreto salva acciaio, dal Movimento 5 Stelle jonico era arrivata una frenata. Stando almeno alle dichiarazioni di due deputati jonici del MoVimento 5 Stelle, Gianpaolo Cassese e Alessandra Ermellino, presenti ieri mattina all'audizione in commissione Attività produttive della Camera: «Lo stabilimento siderurgico di Taranto non è mai stato per noi un discorso unicamente economico, oltre il Pil c'è la tutela del lavoro, il controllo sulle prescrizioni previste dall'accordo siglato un anno fa con le parti sindacali, la salvaguardia dell'ambiente e della salute. Su questa linea abbiamo introdotto la cancellazione dell'immunità penale, operazione portata a compimento attraverso il dl Crescita e su cui non c'è e non ci sarà nessun passo indietro. Lo abbiamo sempre detto, ArcelorMittal è leader mondiale nella produzione dell'acciaio, opera a livello internazionale senza nessun tipo di esimente, sarà ben capace anche a Taranto di portare avanti la fabbrica prendendosi tutte le responsabilità, ovviamente non può rispondere per il precedente», avevano affermato i due parlamentari. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia