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La campagna di promozione turistica “Otranto è la ceramica” ha sollevato un vespaio di polemiche, facendo storcere il naso a molti ceramisti. E non solo. Ad accendere la miccia è stata, nel “claim”, una “è” rossa accentata che ha generato il “qui pro quo”. «La capitale della ceramica è Grottaglie. Lo dice la storia. Lo dicono i numeri. Lo dimostrano le oltre cinquanta pittoresche botteghe dislocate nel suggestivo “Quartiere” o meglio nelle antiche grotte scavate nella gravina di “San Giorgio” e nelle immediate vicinanze».
L'attacco
La città della ceramica per antonomasia deve ancora “lottare” per legittimare una leadership che gli intenditori, ma anche il grande pubblico amante della maiolica, le riconoscono. Tanti i commenti sui social. C’è chi getta acqua sul fuoco ed ironizza su questa “leggerezza comunicativa”: “Otranto è nu picca de tutto” (“Otranto è un po’ di tutto”), dice un salentino nel commentare lo “storytelling” della città che, con il suo bellissimo mare, i “martiri”, i mosaici, il dedalo del centro storico, la gastronomia e, non ultimo, il misterioso castello aragonese, è certamente una delle cartoline più belle di Puglia. «Otranto è Otranto. Vanno bene il panino a Porto Badisco e il caffè in ghiaccio con il latte di mandorla. Tanto di cappello alla leggenda di Enea che approdò sulle coste o a quella della Torre del Serpe. Ci sono le spiagge baciate dal sole, ma Otranto non è la capitale della ceramica, è solo una “vetrina”, come lo è, anche, Ostuni», commentano i figuli di Grottaglie.
Nel gruppo di whatsapp dei ceramisti la rivendicazione “patriottica” ha anche chiamato in causa l’amministrazione comunale, «che dovrebbe coinvolgere di più, nelle iniziative del cartellone estivo, il “Quartiere” e i ceramisti, creando un assessorato “ad hoc” che si occupi solo di ceramica».
Quotidiano Di Puglia