La procura di Milano ha presentato istanza di fallimento per Riva Fire, la società attraverso la quale la famiglia Riva controllava l'Ilva di Taranto. Riva Fire...
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Riva Fire, la holding attraverso la quale la famiglia Riva controllava l'Ilva di Taranto, alla fine del 2014, quando è stata messa in liquidazione, aveva una differenza tra attivi e passivi negativa per 428,9 milioni di euro. È alla luce di questa cifra che la procura di Milano ha presentato istanza di fallimento per Riva Fire.
La holding si trova attualmente in liquidazione e l'istanza è stata notificata in questi giorni al liquidatore Andrea Rebolino, professionista di Genova, città dove è stata trasferita la sede della società. Riva Fire (acronimo di Finanziaria industriale Riva Emilio) era la holding del gruppo Riva e le sue casse erano alimentate dalle realtà industriali sottostanti, prima tra tutte l'Ilva di Taranto. In particolare, con quest'ultima, la Riva Fire aveva un contratto di servizi e assistenza che vedeva ogni anno un flusso di denaro dall'Ilva alla controllante per circa 40 milioni di euro.
Il contratto è stato tagliato da Enrico Bondi, quando è stato nominato commissario dell'Ilva, il quale assunse direttamente in Ilva i dipendenti con ruoli dirigenziali e operativi. Con la decisione di Bondi è stato sospesa una importante voce di entrate per la Riva Fire. La holding controlla anche Fire che a sua volta aveva una quota nella vecchia Alitalia. E per i magistrati Stefano Civardi e Mauro Clerici anche questa partecipazione non è fonte di reddito.
In questo contesto le altre attività industriali non legate all'Ilva (ovvero quelle sulla lavorazione dei tubi lunghi da cui deriva la produzione dei tondini), sono passate dal controllo di Riva Fire a quello di Riva Forni elettrici. Per la procura, quindi, sotto Riva Fire di fatto non c'è più nulla, se non realtà decotte. E - stando a quanto appreso - non convincono i magistrati neanche le mosse fatte dalla famiglia Riva per salvare dal fallimento Riva Fire. Riva Forni elettrici vanta un credito nei confronti di Riva Fire per 317 milioni di euro e lo ha postergato, la stessa cosa ha fatto la società Utia per altri 19 milioni e sempre Riva Forni elettrici lo scorso anno ha promesso di finanziare Riva Fire per oltre 90 milioni di euro, circostanza che sarebbe rimasta solo una promessa. Un altro punto debole per i pm nel bilancio di Riva Fire consiste nel fatto che non viene appostato abbastanza a fronte di diverse cause penali e civili in corso. Tra le altre, il processo sulla presunta truffa legata alla legge Ossola, la causa al tribunale di Milano da 2 miliardi di euro intentata dai commissari dell'Ilva per abuso di posizione dominante e la causa, sempre a Milano, da 400 milioni con al centro di contratto di servizi e assistenza tra Ilva e Riva Fire, poi sospeso da Bondi.
«È una richiesta del tutto infondata e priva di elementi oggettivi che la supportino. La società è tranquilla e fiduciosa che il Tribunale respingerà tale richiesta». Così fonti vicine a Riva Fire, holding della famiglia Riva attraverso la quale era controllata l'Ilva di Taranto, hanno commentato la notizia, dell'istanza di fallimento avanzata nei confronti della stessa Riva Fire da parte della procura di Milano.
Per Ignazio Messina, segretario nazionale dell'Italia dei Valori «il Tribunale di Milano, con coerenza e tempestività, ha verificato la gravissima situazione finanziaria della Riva Fire. Si conferma l'enorme responsabilità civile, penale sul disastro ambientale, industriale ed occupazionale della famiglia Riva». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia