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"A seguito dei lavori assembleari della giornata di oggi, Acciaierie d'Italia comunica che è stato convocato un consiglio di amministrazione per il prossimo 28 dicembre, con l'obiettivo di formulare un nuovo testo di delibera da proporre all'assemblea degli Azionisti a sostegno del fabbisogno finanziario alla Società". Lo annuncia Acciaierie in una nota che riguarda il futuro dell'ex Ilva.
È ancora scontro sul rifinanziamento dell'ex Ilva di Taranto. Secondo quanto si apprende, la proposta per il cda e l'assemblea arrivata da Arcelor Mittal sarebbe sostanzialmente analoga a una già respinta dal socio pubblico in una precedente assemblea, perché non prevederebbe alcun impegno da parte del socio privato e non garantirebbe continuità aziendale. Secondo fonti vicine al dossier, il fabbisogno esposto e richiesto dal cda della società, infatti, non sarebbe pari a 320 milioni di euro ma a 1 miliardo e 320 milioni di euro.
I sindacati allarmati
“Ormai è palese cosa sta succedendo all’ex Ilva: la sua inesorabile chiusura. Siamo di fronte a una situazione indegna, in cui tutte le parti in campo stanno giocando sulla pelle di 20 mila lavoratori e intere comunità, decidendo, per l’ennesima volta, di rinviare l’assemblea dei soci di Acciaierie d’Italia. Si sta continuando a prendere tempo senza avere nessuna direzione chiara da seguire, si continua a brancolare nel buio” dichiara Rocco Palombella, Segretario Generale Uilm.
"Il Governo non era a conoscenza del Cda di ieri sera oppure ci ha mentito nell’ultimo incontro a Palazzo Chigi? - si chiede il segretario - Siamo di fronte a una condizione inaudita e vergognosa, conseguenza anche delle mancate scelte chiare e nette del Governo nei confronti del socio privato.
"Apprendiamo che l'assemblea dei soci di Acciaierie d'Italia ha di nuovo rinviato ogni decisone convocando per il 28 dicembre il consiglio di amministrazione. C'è il rischio sempre più concreto che salti tutto, senza l'assunzione di responsabilità da parte del governo". Così, in una nota congiunta, Michele De Palma, segretario generale Fiom Cgil, e Loris Scarpa, coordinatore siderurgia per la Fiom-Cgil nazionale. "Nell'incontro a palazzo Chigi di mercoledì scorso - aggiungono - il governo non è stato in grado di prendere l'unica decisione possibile nell'interesse generale del Paese: la salita nel capitale pubblico". "Perdere altro tempo significa mettere in pericolo la salute e l'occupazione dei lavoratori, l'ambiente, la continuità aziendale e la tenuta gli impianti. Come Fim, Fiom, Uilm - concludono - ci siamo assunti, insieme ai lavoratori, le nostre responsabilità di salvare l'ex Ilva, ora tocca al governo: il 28 dicembre è il giorno della verità".
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