Il messaggio del vescovo: Taranto non si arrende

Monsignor Filippo Santoro
Taranto non si rassegna. È ostinata nella speranza. Taranto reagisce e vuole guardare ad una prospettiva nuova. L’arcivescovo Filippo Santoro coglie...

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Taranto non si rassegna. È ostinata nella speranza. Taranto reagisce e vuole guardare ad una prospettiva nuova. L’arcivescovo Filippo Santoro coglie l’occasione dell’omelia della messa domenicale di Rai Uno, che é stata trasmessa in diretta dalla Basilica Cattedrale di San Cataldo, per parlare ad una platea vasta di una città che sta provando a risalire. E che non si vuole far schiacciare dai problemi della crisi, dell’industria e dell’ambiente. Un messaggio breve ma significativo, quello di Santoro, che ha preso spunto dal vangelo di ieri. Che narra di Gesù nelle strade di Gerico. “Ci visita mentre c’è la guerra, ci sono le difficoltà economiche, i cambiamenti climatici, le sofferenze e l’insoddisfazione e la ricerca del cuore” ha detto l’arcivescovo.

Il vangelo

Tra la gente di Gerico c’é pure Zaccheo, “capo dei pubblicani, uomo piccolo di statura, pubblico peccatore, ma che si lascia muovere da curiosità e forte voglia di qualcosa di più”. Zaccheo, ha detto l’arcivescovo seguendo il filo del vangelo, sale su un albero per vedere. “Il suo sguardo inizialmente vuole rimanere estraneo spettatore”, ma “invece di vedere viene visto dal Cristo che lo chiama per nome”. E così Gesù va a casa di Zaccheo che “lo accoglie e per l’attenzione amorosa e premurosa, restituirà quanto ha frodato e farà del bene ai poveri”. “Taranto come Zaccheo non vuole rassegnarsi al modo con cui tante volte viene raccontata e non vuole essere intrappolata nel suo passato, ma sale sul sicomoro, un piccolo albero, e da lì può incontrare lo sguardo di Gesù e si salva” ha sottolineato l’arcivescovo. “Chiedo di pregare gli uni per gli altri, di essere ostinati nella speranza, non c’è contraddizione che non possa essere risolta dall’amore di Dio, anche quell’annosa fra la salute, ambiente e lavoro. Dio ci insegna strade nuove nella gratuità e nella donazione” ha affermato Santoro. Anche perchè, sottolinea, “in tutte le storie di conversione e guarigione che il vangelo ci riporta, vi è uno scatto interiore iniziale, sebbene insufficiente ma indispensabile, di coloro che desiderano cambiare vita”.

La cattedrale

E in un precedente passaggio della sua omelia, l’arcivescovo è tornato anche sui 950 anni della Cattedrale festeggiati l’anno scorso con un giubileo che si è chiuso a maggio 2022. Cattedrale che poco meno di mille anni fa venne ricostruita sulle macerie della vecchia. Una ricostruzione, una rinascita, come quella che Taranto deve affrontare oggi seppure in un contesto molto diverso. “Ad un secondo sguardo di questa splendida navata romanica - ha affermato Santoro -, non è difficile notare che le colonne che reggono l’antico edificio sono frutto dello spoglio di altri edifici dell’antichità, che i tarantini di allora, dopo una catastrofica distruzione per opera dei saraceni, vollero cogliere per ricostruire”. Duomo “tenace al tempo e alle distruzioni - ha sostenuto Santoro -. Esso ci testimonia di cose passate e distrutte a cui Dio dona una vita nuova. Chi crede non cade mai nello scoraggiamento, non cede a nessun tipo di distruzione”. Un monito per Taranto quello dell’arcivescovo. Un invito alla città ad andare avanti e ad essere reattiva, perchè “questo angolo di terra lambita dai due mari” è tra “le meraviglie” create. Le telecamere di Rai Uno per la messa domenicale sono tornate a Taranto ad un anno di distanza. A ottobre 2021 furono in Concattedrale per la messa che concluse la Settimana Sociale dei cattolici italiani. 

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Quotidiano Di Puglia