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Dopo la Corte Costituzionale, il Tribunale di Milano, la Corte d’Assise di Taranto, il Tar di Lecce, il Consiglio di Stato e la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, la vicenda ex Ilva approda domani alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea che ha sede in Lussemburgo. Questa è chiamata a pronunciarsi sull’istanza del Tribunale di Milano, ovvero se le norme sulla fabbrica varate negli anni, siano o meno compatibili col diritto comunitario.
L'azione promossa dall'associazione
A fronte dell’azione promossa dall’associazione “Genitori Tarantini”, che per i danni ambientali e sanitari chiede la chiusura o il fermo degli impianti siderurgici, il Tribunale lombardo ha rimesso il caso alla Corte del Lussemburgo.
I punti sollevati riguardano le proroghe all’interno dell’Autorizzazione integrata ambientale, la mancata Valutazione del danno sanitario e l’aver considerato solo un set di inquinanti. Il Tribunale ha effettuato verso la Corte un rinvio pregiudiziale. Un giudice di un Tribunale nazionale di uno Stato dell’Unione può infatti chiedere alla Corte di precisare una questione relativa all’interpretazione o alla validità di un atto di diritto europeo. La risposta della Corte, tramite una sentenza giuridicamente vincolante, è l’interpretazione ufficiale della questione e come tale vale per tutti gli Stati membri.
L'avvocato Striano
«Anzitutto - spiega a Quotidiano l’avvocato Maurizio Rizzo Striano che assiste l’associazione Genitori Tarantini - chiariamo un punto.
La memoria
La Commissione Europea, in una memoria trasmessa alla Corte di Giustizia, dice che le proroghe nell’attuazione delle prescrizioni ambientali non sono possibili poiché «quando la violazione presenta un “pericolo immediato” per la salute umana o minacci di provocare ripercussioni “serie e immediate” sull’ambiente, l’esercizio dell’installazione deve essere sospeso fino al ripristino della conformità». E ancora, dice la Commissione di Bruxelles, prima di dare l’Autorizzazione ambientale alla fabbrica, «i rischi per la salute devono essere debitamente presi in considerazione» e la valutazione deve riguardare tutte le emissioni, non solo quelle «generalmente attese», in quanto vi sono sostanze che «hanno effetti anche in dosi molto limitate». Che è anche quello che hanno detto le autorità sanitarie locali per il benzene, specificando che Acciaierie rispetta i limiti emissivi (media annuale di 5 microgrammi per metro cubo d’aria), ma le emissioni sono in aumento e non va trascurato l’effetto cumulativo che esse determinano insieme ad altre in un’area, Taranto, già soggetta a significative pressioni ambientali. «Se la Corte del Lussemburgo dirà che bisogna tenere conto della Valutazione del danno sanitario, non ci sarà l’aumento di produzione a 8 milioni di tonnellate chiesto dall’azienda. La sentenza sarà definitiva e vincolerà tutti i giudici nazionali» - rileva Rizzo Striano. Ci sarà battaglia domani davanti alla Corte di Giustizia (Cgue).
I “Genitori Tarantini” sono costituiti in giudizio, così come Regione Puglia, Acciaierie d’Italia e Ilva in amministrazione straordinaria, rispettivamente gestore e proprietà degli impianti. Le due società si sono affidate a importanti studi legali, per Ilva in as BonelliErede. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia