Il cimitero di Manduria è al collasso per insufficienza di spazi. I campi delle inumazioni in libera terra, pratica quasi ovunque non più in uso, ma l’unica...
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«Considerata la necessità, per motivi di salvaguardia dell’igiene e della sanità pubblica, di dover procedere urgentemente al reperimento di nuove aree di inumazione, stante la carenza di posti disponibili - si legge nell’atto commissariale -, si ordina la esecuzione delle operazioni di estumulazione straordinarie dai campi». I parenti dei defunti interessati a ricevere i resti mortali presso i propri sepolcreti, espressamente elencati nell’ordinanza in questione, hanno venti giorni di tempo, a partire da ieri, 18 aprile, per inoltrare richiesta all’Ufficio servizi cimiteriali del comune.
«Decorso tale termine – spiega il documento – si procederà di ufficio con inumazione negli ossari comunali». Le trentasei sepolture oggetto di «sgombero», sono quelle che, alla scadenza dei dieci anni non è stato possibile reperire familiari a cui affidare i resti. I «campi a terra» sono in tutto sette con la recente aggiunta di un ottavo le cui caratteristiche rocciose del terreno lo rendono inidoneo per questo genere di inumazioni. Una situazione drammatica che porta allo scoperto la vera piaga del camposanto manduriano: l’assenza di una edilizia cimiteriale pubblica. Le ultime concessioni di licenze per la realizzazione di cappelle private risalgono ad una trentina di anni fa. Stesso dicasi per i loculi pubblici da assegnare al bisogno.
Le ultime edificate, quindici posti in tutto, sono pronti da due anni ma non si comprende perché non vengono assegnate. Un altro progetto già messo in gara e appaltato più di un anno fa che prevede la ristrutturazione di una vecchia colombaia comunale da 230 posti, è inspiegabilmente fermo. A quanto pare la perizia inziale è stata sbagliata per cui bisogna rifare una variante che preveda l’abbattimento dell’intera struttura non più riutilizzabile come era stato previsto all’inizio.
Una situazione che alimenta l’odioso mercato dei loculi il cui prezzo di mercato, naturalmente nero, ha raggiunto cifre vicine ai 25mila euro. Un business mascherato dalla benevolenza reso possibile dal regolamento comunale che permette l’ospitalità di salme in sepolcreti privati anche tra estranei. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia