Sono ben 29 le condanne e quattro le assoluzioni emesse dal tribunale di Taranto nei confronti di altrettanti dipendenti comunali accusati di assenteismo. È stato il...
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Assenteismo, accusati di essere furbetti del cartellino ricorrono al Riesame: «Vogliamo tornare al lavoro»
Assenteismo in corsia: 23 mesi al dirigente e un medico rischia il processo
Furbetti del cartellino: «Oltre 400 ore “a spasso”, sette dipendenti a giudizio». “Salvi” altri dieci
Per tutti il magistrato ha disposto la sospensione della pena e il risarcimento dei danni nei confronti del Comune che si è costituito parte civile con l'avvocato Patrizia Raciti: sarà un separato processo civile a stabilire l'ammontare del risarcimento. Per 4 dipendenti dell'ente, invece, è stata emessa una sentenza assoluzione: si tratta di Elena Chiulli, Rocco Fuggiano, entrambi difesi dall'avvocato Alessandro Scapati, e poi Piera Paola De Florio, assistita dagli avvocati Pasquale Annicchiarico e Daniele Convertino, e Palma Cocciolo difesa dall'avvocato Leonardo La Porta. Per Chiulli e De Florio i difensori Scapati, Annicchiarico e Convertino sono riusciti a dimostrare la completa estraneità degli imputati rispetto alle accuse ottenendo così l'assoluzione «perché il fatto non sussiste».
Per Cocciolo e Fuggiano, invece, i difensori Scapati e La Porta, hanno dimostrato che si trattava di una questione decisamente irrilevante rispetto alle accuse incassando così un'assoluzione «per la particolare tenuità del fatto». Secondo quanto emerso dall'attività investigativa svolta dalla Finanza e coordinata dal pm Enrico Bruschi, i dipendenti comunali timbravano a turno il cartellino marcatempo al posto di colleghi che si allontanavano per andare a fare la spesa oppure arrivavano con ritardo in ufficio o addirittura lavoravano altrove. False attestazioni e truffa sono le ipotesi di reato contestate a vario titolo. Le indagini furono avviate nell'agosto del 2011 dai finanzieri con servizi di appostamento e riprese filmate negli uffici di via Plinio. L'operazione riguardò, in particolare, i dipendenti del Settore sviluppo economico e produttivo: dalle indagini emerse che alcuni piccoli gruppi di dipendenti si mettevano d'accordo per timbrare a turno i «badge» di altri colleghi. Un modus operandi che permetteva a questi di giungere in ufficio in ritardo o di sbrigare servizi personali durante l'orario di lavoro. Il primo ad arrivare, secondo le regole interne del gruppo, avrebbe avuto il compito di raccogliere i cartellini lasciati dai colleghi e di inserirli nel dispositivo marcatempo collocato proprio accanto alla stanza del dirigente, a cui nella conclusione delle indagini era contestata una condotta omissiva. E così alcuni dipendenti arrivavano in ritardo, ma altri in ufficio semplicemente non arrivavano. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia