LECCE La vigilia dell’incontro decisivo per la ripartenza della serie A è stata, in parte, turbata da un caso di “sospetta positività” al...
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Si tratta di uno degli argomenti più discussi nelle ultime settimane, un problema che potrebbe influenzare la regolare conclusione del campionato di calcio. Di questo, probabilmente, terrà conto oggi anche il ministro dello sport, Vincenzo Spadafora, che ha convocato in videoconferenza i presidenti di Figc, Gabriele Gravina, e Lega serie A, Paolo Dal Pino, e con loro anche i vertici di serie B e C, degli arbitri, dei tecnici e dei calciatori. L’appuntamento è fissato per le ore 18.30: a quell'ora, di sicuro, sul tavolo del ministro, saranno già arrivati gli ultimi dati relativi alla curva dei contagi. Per la cronaca, ieri è tornata a salire dopo alcuni giorni di discesa progressiva.
Il mondo del calcio aspetta il via libera per la ripresa dei campionati professionistici ma, come ha più volte detto il ministro dello sport, la riapertura “è legata alla curva dei contagi. Per questo motivo, nell’incontro del 28 maggio si deciderà se e quando far ripartire il campionato di calcio”.
Ma al di là della risalita di ieri, i presupposti per la ripresa del calcio, almeno della serie A, ci sono tutti. L’auspicio generale è che dal Governo arrivi l’okay per la ripartenza del 13 giugno, giorno in cui la Lega di serie A vorrebbe far disputare i quattro recuperi della 25ª giornata, vale a dire Atalanta-Sassuolo, Verona-Cagliari, Inter-Sampdoria e Torino-Parma. Ciò consentirebbe di riportare tutte le squadre allo stesso numero di gare giocate prima di ripartire per dar vita al gran finale di stagione ad un ritmo di una partita ogni tre giorni. Un autentico tour de force necessario per emettere tutti i verdetti, dallo scudetto alle qualificazioni alle coppe europee fino alle retrocessioni nel torneo di serie B.
Nella riunione di questa sera, il ministro Spadafora con ogni probabilità farà conoscere anche il parere del Comitato tecnico scientifico sul protocollo sanitario preparato dalla commissione federale per la fase delle partite. Sotto questo aspetto comunque non mancano le polemiche. Ieri ad esempio è sceso in campo il responsabile sanitario della Lazio con una dichiarazione che certamente non avrà fatto piacere ai componenti del Comitato tecnico scientifico: «Voi mi dite che devo mettere cinquanta persone sane in quarantena, per me è un delitto, visto che sono persone sane, mi devono dire che significa - ha detto il dottor Ivo Pulcini ai microfoni di Radio Kiss Kiss -. Sono volontà non mie, mi viene imposto, loro decidono ed io mi prendo la responsabilità? Io non metto in quarantena persone sane». E se i calciatori sono considerati come lavoratori, si domanda il medico biancoceleste, «perché nelle fabbriche se esce un contagio non chiudono tutti, mentre se capita ad un calciatore tutta la squadra va messa in quarantena?». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia