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«Il Micoren lo prendevamo come caramelle e ci facevano delle flebo dove non so cosa ci fosse». Dopo le parole di Dino Baggio (che aveva detto di aver paura per le numerose morti in età giovane di ex calciatori professionisti, partendo dalla prematura morte di Gianluca Vialli, per quanto - è bene ricordarlo - non vi sia alcun collegamento dimostrato), interviene anche Massimo Brambati. Cresciuto nelle giovanili del Toro, Brambati è stato anche uno dei simboli del Bari a cavallo tra gli anni '80 e gli anni '90. Chiaramente nessuna delle sue dichiarazioni, rese a Tmw Radio, si riferisce al periodo in biancorosso, se non un accenno a Bari-Napoli, la partita che costò la squalifica a Maradona e dopo la quale anche lui si sottopose agli esami antidoping. Era, ovviamente, pulito. Brambati pone l'accento su un'altra questione: «Rifaccio questa denuncia, quello che capita oggi a certi giocatori forse è anche dovuto a qualcosa che veniva preso per aumentare la prestazione sportiva e rendere più performanti i giocatori. Io ho paura, non lo nego. Prendevo delle sostanze che all'epoca erano consentite».
Il racconto di Brambati
«Nei primi anni 2000 - ha raccontato a Tmw Radio - io mi trovavo in televisione e dissi che ero molto spaventato perché ricordo che alle Olimpiadi di Seul, oltre al Micoren, ci facevano delle flebo dove non so cosa ci fosse.
Ma cos'è il Micoren? Si tratta di un farmaco che in quegli anni era legale, oggi è stato bandito per i possibili effetti collaterali. Serviva, secondo i racconti dell'epoca, a spezzare il fiato e partire subito al cento per cento. Era prescritto dai medici, invece, per combattere l'asma.
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Quotidiano Di Puglia