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Le luci del mondo sul Lecce tornato in serie A. Accendono il cuore, illuminano la speranza. L’antico e il nuovo. Saverio Sticchi Damiani, uno che vive il presente leggendo il futuro, ha saputo conferire al processo di modernizzazione e universalizzazione dell’assetto societario del Lecce il profumo di casa nostra. L’arrivo dei grandi imprenditori che vengono da altrove, Svizzera, Indonesia, altro, ha anche qualcosa dei fuochi d’artificio delle nostre feste patronali, per via del profondo respiro di Salento che arriva magari dal Capo di Leuca, Castrignano del Capo, o dalla salentinità adottiva di Collardi, della neretinità di Barbetta. Gian Piero Ventura ha vissuto le lunghe stagioni di un calcio diverso, nel corso del quale magari infilava tre promozioni di fila, due con il Lecce dalla serie C alla serie A, e l’anno dopo con il Cagliari e l’anno dopo i play off.
Mister dove possono portare gli orizzonti sempre più ampi, lontani, del calcio italiano e, nel nostro caso, del Lecce?
«C’era una volta un calcio romantico, con il fascino delle grandi famiglie. Poi è cambiata la stessa logica imprenditoriale del calcio, sono cambiati gli interessi. E’ iniziata una sorta di rivoluzione. Il futuro è questo. Sono arrivati un po’ ovunque gli imprenditori stranieri. A me pare determinante che oltre che portare capitali, si portino amore per i colori sociali, passione autentica per la squadra e per l’ambiente. Non ho elementi diretti per entrare nel merito della situazione leccese. Da quanto leggo, mi pare che l’operazione di un grande presidente come Saverio Sticchi Damiani e dei suoi bravissimi compagni di cordata, si proponga di coniugare il “nuovo” con la salentinità che è stata alla base di stagioni di successo, da ultima la stupenda promozione. Il mio augurio è che tutti i nuovi arrivati si sentano veramente leccesi».
La Puglia ha messo a segno uno straordinario doppio colpo con il Lecce che torna in A, il Bari che riapproda in serie B. Grandi stagioni, quelle di Ventura, nelle due città. Quanto valgono per la regione queste due promozioni calcistiche?
«La portata socio-economica per la Puglia può essere enorme.
Che serie A sarà, alla luce delle indicazioni dell’ultimo campionato?
«L’ultimo mi pare di poterlo definire come il campionato del rammarico per ciò che poteva essere e non è stato. Vale per tutti, eccetto per Milan e Salernitana. Pioli ha fatto un capolavoro, una grande impresa con la squadra che non era la più forte. Grande l’impresa della Salernitana, grazie all’arrivo di Sabatini che ha rinnovato quasi interamente la squadra. La Roma di Mourinho ci ha regalato l’unica soddisfazione europea. Merita un applauso lo Spezia, per la seconda salvezza. Il bel campionato di altre provinciali sono un segnale importante per le neo promosse e ovviamente per il Lecce. Baroni si porterà il messaggio delle precedenti esperienze personali di A, quelle che ti segnano con la grande voglia di rivincita, magari con l’aiuto di una grandissima società».
È un campionato che parte la vigilia di Ferragosto con lunghissima pausa autunnale per via del Mondiale in Qatar dove per la seconda volta consecutiva l’Italia sarà assente. Prima lei, poi Mancini, nonostante l’illusione degli Europei. Non ce l’avete fatta. C’è un problema di fondo?
«Ho già detto che se non ti sei qualificato, al di là delle varie responsabilità, c’è un problema di sistema. Nelle prime sette squadre classificate in A, l’unico attaccante italiano è Immobile, con me nel Torino, quando arrivammo sino all’Europa. Sì, occorre riflettere. E magari andare oltre. I giovani che si affermano, sono pochi e giocano in squadre che non giocano le Coppe per poter maturare esperienze internazionali. Ci sono punti nodali sui quali si fa fatica a intervenire. Oltre le parole». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia