Matteotti, a teatro l'ultimo discorso

Matteotti, a teatro l'ultimo discorso
Nella stagione del fascismo parlamentare (1922-1924) il rapimento e l’assassinio di Giacomo Matteotti segnano una svolta rispetto al precedente clima di intimidazione. Erano...

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Nella stagione del fascismo parlamentare (1922-1924) il rapimento e l’assassinio di Giacomo Matteotti segnano una svolta rispetto al precedente clima di intimidazione. Erano circa le 16.30 del 10 giugno 1924 quando, sul Lungotevere Arnaldo da Brescia, una squadra fascista capeggiata da Amerigo Dumini aggredì il deputato socialista, lo trascinò in un’automobile e lo fece sparire dalla circolazione. Auto che fu in breve ritrovata intrisa di sangue, e non fu più possibile dubitare dell’esito mortale dell’agguato la cui responsabilità fu ricondotta allo stesso Mussolini. L’ultimo discorso di Giacomo Matteotti alla Camera risaliva infatti a pochi giorni prima, il 30 maggio: in quella seduta chiese, con un discorso energico e documentato, che non venissero convalidate le recenti elezioni in quanto viziate da imbrogli e violenze. 

L’ultimo discorso di Giacomo Matteotti alla Camera

È partendo proprio dai verbali delle assemblee parlamentari del 31 gennaio 1921 e, appunto, del 30 maggio 1924, che nasce lo spettacolo “Giacomo. Un intervento d’arte drammatica in ambito politico” con Elena Cotugno, prodotto dal Teatro dei Borgia su ideazione, coaching, regia e luci di Gianpiero Borgia. Spettacolo che a 100 anni dal quel tragico assassinio arriva oggi a Bari per la Stagione teatrale “Altri Mondi 2023-24” del Comune in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. L’appuntamento, che rientra nella sezione “Il teatro fuori dal teatro”, è alle 20 nella Sala Consiliare del Comune, sede di tutte le repliche quotidiane in programma fino al 22 novembre. 

«Questa tragedia, politica e anti spettacolare del Teatro dei Borgia - si legge nelle note - consiste nella riproposizione delle parole di Matteotti nella loro nuda e terrificante verità. I principali temi sui quali il lavoro invita a riflettere sono il senso della militanza politica, i diritti di cittadinanza, la possibilità di opporsi alla violenza fascista con il richiamo ai valori di libertà e democrazia, ma anche il ruolo del teatro nella società, in un modo in cui gli ideali diventano opera d’arte». 

Il Teatro dei Borgia continua dunque il suo percorso di ricerca sulla relazione tra teatro e reale e tra teatro e politica: con questo lavoro vuole portare la parola politica e i temi della democrazia sul palco usando i verbali d’assemblea quali elementi del reale e sintagmi del proprio discorso poetico. 

«In scena avanzi di democrazia sui quali si arrampica l’esistenza di Matteotti, conficcata nel suo ruolo politico, come la Winnie dei Giorni Felici di Beckett è conficcata nella sabbia, da cui non può liberarsi e da cui sente il dovere di non liberarsi. Elena Cotugno e Gianpiero Borgia sviluppano un lavoro sul ruolo lontano dalla tradizione italiana della maschera, sia parodistica sia documentaristica. Qui si confrontano col documento storico, col discorso politico e non con il dramma di finzione; il tentativo che l’attrice compie in scena è quello di auto indursi uno stato alternativo di coscienza attraversando il discorso matteottiano con il lavoro sui punti energetici del corpo e sulla proiezione di vettori fonetici». 

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Quotidiano Di Puglia