“Prisoner 709”: un nuovo album ma anche la metafora di un periodo difficile da affrontare. «Sto cercando di uscire fuori dalle mie prigioni», dice Michele...
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«La mia ispirazione massima – racconta Caparezza– è il disordine. Tutto quello in cui mi imbatto, che leggo, che vivo, è frullato nell'ordine del caos.
Era il 1997 e all'epoca il cantautore pugliese si faceva chiamare “Mikimix”. Ma al Festival «non ci torno – assicura – ogni anno viene fatto il mio nome e io cerco di far capire che non ci andrò più: ho già dato in passato e con la tv in generale faccio molta fatica, diciamo che la mal sopporto». Cos'è cambiato dall'epoca di “E la notte se ne va”? «Io per prima cosa, sono più adulto e quindi molto meno incosciente. Sono più razionale e malgrado io nutra molto rispetto per molti degli artisti che vanno al Festival e partecipano ai talent, preferisco starne fuori. Per me i talent nella stragrande maggioranza dei casi non funzionano».
Di rapper emergenti da tenere d'occhio però, ce ne sono anche al di fuori del piccolo schermo: «Rkomi è molto bravo, mi piacerebbe anche collaborare con Mezzosangue. Seguo tantissimo la nuova linfa del rap italiano, l'energia che hanno portato ha ringalluzzito anche chi era più in là con l'età e stava perdendo un attimo la lucidità creativa», ride. Nel disco il brano “Migliora la tua memoria con un click” vede la partecipazione di Max Gazzè: nelle collaborazioni dei sogni invece ci sono Paul McCartney, ma anche Vinicio Capossela. A Roma invece Caparezza tornerà quest'estate con uno spettacolo completamente diverso: la data ancora c'è ma, assicura «sarà uno show nuovo che però manterrà la mia impronta». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia