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Napoletano “doc”, autore e regista teatrale, ma soprattutto attore tra i più amati anche al cinema e in televisione, Carlo Buccirosso arriva a Brindisi con l’ultimo suo applauditissimo lavoro, “Il vedovo allegro”, in scena oggi alle 20.30 al Nuovo Teatro Verdi.
Dopo il successo su Rai 1 di “Imma Tataranni 3”, dove interpreta il procuratore capo della pm del titolo interpretata da Vanessa Scalera, Buccirosso ritorna al teatro, suo primo amore, per raccontare con il sorriso la solitudine figlia della pandemia, le difficoltà economiche e gli affanni di ogni giorno. La commedia è un intreccio intessuto sulla storia di Cosimo Cannavacciuolo, interpretato dallo stesso Buccirosso, un personaggio complesso in bilico tra amarezza e leggerezza. Buccirosso, anche in questo suo ultimo lavoro porta in scena, non solo con divertimento, racconti di vita quotidiana. Cosa rappresenta per lei questo “vedovo allegro”?
«É la tragedia di un uomo che a causa del Covid ha perso la moglie e il lavoro, con il fallimento della sua attività.
Il pubblico si immedesima sempre nelle storie che racconta: è anche questo il segreto del suo successo? «Io spero e credo sia proprio così. Sono le storie ad appassionare il pubblico, che si rispecchia in tante situazioni perché sono appunto storie vere. E questa è una commedia particolarmente ricca, forse la più riuscita almeno a giudicare dalla reazione degli spettatori ogni volta che andiamo in scena».
Ed è questo il motivo per il quale preferisce concentrarsi su testi scritti da lei?
In realtà ho chiesto tante volte di poter interpretare le commedie di Eduardo, ma non mi hanno mai dato questa possibilità, e ancora non so perché. Eppure tutte le mie tematiche sono quelle tipiche del suo teatro che affronta la vita, e in sede critica lo hanno rilevato. Lascio comunque i classici ad altri, anche perché a me piace parlare del sociale, e con i classici, per quanto meravigliosi, è molto difficile riuscire a farlo».
Tanti successi li riscuote anche al cinema e in televisione. Ma dove predilige recitare?
«Il teatro resta sempre al primo posto. Il cinema, dove ovviamente includo le serie tv, ti ingabbia nella presunzione della perfezione, e dunque quando reciti capita che si interrompe, si riprende, e alla fine si taglia. Il teatro è la vita, ed è imperfetto come lo è appunto la vita, e un errore in palcoscenico o un vuoto di memoria sono cose normalissime. Poi, certo, il cinema mi piace comunque, perché è un’altra avventura, si guadagna di più e ti offre sicuramente una notorietà maggiore. E con le fiction arrivi veramente nelle case di tutti: non ne faccio tante ma sono contento di partecipare alla fortunatissima “Imma Tataranni”». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia