Beatrice Rana: «La mia musica per il Salento»

Beatrice Rana: «La mia musica per il Salento»
In giro per il mondo ma portandosi sempre dentro il profumo della sua terra. La pianista salentina Beatrice Rana, uno dei massimi talenti della sua generazione presenti oggi sulla...

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In giro per il mondo ma portandosi sempre dentro il profumo della sua terra. La pianista salentina Beatrice Rana, uno dei massimi talenti della sua generazione presenti oggi sulla scena internazionale, sarà infatti protagonista del concerto di beneficenza che si terrà sabato alle 21 nel Chiostro del Rettorato di Lecce, a favore di Triacorda e di Progetto Itaca. La serata rappresenta il cammeo dell’ottava edizione dell’Artigianato d’Eccellenza.

Lunedì alle 20.30 sarà invece al Conservatorio “Tito Schipa” per una masterclass sulle “Variazioni Goldberg”, il capolavoro di Bach a cui ha dedicato di recente la sua seconda incisione con la Warner Classics. Infine, dal 7 al 9 luglio presso il teatro sotterraneo di Spongano, sarà protagonista nella doppia veste di direttrice artistica e pianista di “Classiche Forme”, il festival di musica da camera da lei fortemente voluto.
Classe 1993, Beatrice Rana si è aggiudicata l’anno scorso, nella categoria “solisti”, la trentacinquesima edizione del Premio della critica musicale “Franco Abbiati”, l’Oscar italiano della musica classica. Reduce dalle trionfali tournée in Giappone ed in Svizzera, la musicista debutterà la prossima estate a Londra, nella prestigiosissima Royal Albert Hall con la BBC Symphony Orchestra diretta da Andrew Davies, e al Lincoln Center di New York con la Mostly Mozart Festival Orchestra diretta da Gianandrea Noseda.
Beatrice, ritorni a suonare a Lecce per un’occasione speciale. Quale autori eseguirai?
«Sono intanto molto felice di fare questo concerto offrendo il mio contributo per una doppia finalità benefica. Inizierò con Bach, che è un autore che mi sta accompagnando molto in questo periodo. E poi Debussy e Ravel, che rappresentano un altro aspetto del mio pianismo al quale sono molto legata e che porterò ancora di più nelle sale da concerto. L’accostamento può sembrare inusuale, ma in realtà i brani sono tutti tratti da suite».
E tra meno di due mesi inizierai un’altra avventura a Spongano. Come è nata l’idea di organizzare questo festival?
«In questi pochi anni della mia carriera di pianista ho imparato ad amare molto di più Lecce ed il Salento rispetto a quando ci abitavo. Fondamentale è stata poi la mia passione per la musica da camera in un luogo come il nostro, dove non è così supportata e dove invece c’è una fortissima e bellissima tradizione operistica e sinfonica. Dal momento che ho lavorato con tantissimi artisti bravissimi, ho iniziato a sognare di poterli portare nel nostro territorio. E dunque sto organizzando questo festival nello spirito dell’amicizia e della musica, e con un’impostazione molto simile a quelli che si realizzano in Francia ed in Svizzera. Ovviamente non sono sola a farlo, e a parte la mia famiglia, ho trovato altre persone che hanno deciso di imbarcarsi in questa avventura con molto entusiasmo».
E veniamo alle “Variazioni Goldberg”, scritte da Bach per il clavicembalo, che stai portando trionfalmente in tutto il mondo e recentemente anche su Rai5…
«Si dice spesso che i giovani non possono avvicinarsi a un certo tipo di repertorio. Non credo di aver mai “peccato” di presunzione nelle mie scelte, e se l’ho fatto è perché ritenevo di avere qualcosa di personale da dire. Quanto allo strumento, bisogna pensare che il pianoforte è l’evoluzione “tecnologica” del clavicembalo. E non dimentichiamo che l’interprete prima era lo stesso compositore che si dilettava a suonare per stanze piccole e salotti di corte: ora parliamo di concertisti che suonano spesso per 3.000 persone. Detto questo, il lavoro per rendere giustizia ad un capolavoro assoluto come le “Goldberg” su uno strumento diverso è enorme, ma molto affascinante».
Metha, Pappano, Chailly: tre direttori che sono nell’olimpo delle bacchette e con i quali hai già lavorato. Come li definiresti con una sola parola?

«Tre persone così incredibili eppure così diverse. Metha è una roccia, Pappano è energia allo stato puro, Chailly è cultura. Lo considero un grandissimo privilegio aver suonato con loro».
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Quotidiano Di Puglia