I social network, come forma di resistenza al coronavirus, per non interrompere riti secolari. L’innovazione tecnologica al servizio delle tradizioni messe a rischio in...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 3 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Con una nota inviata ai confratelli e all’intera cittadinanza attraverso gli organi di informazione, i Padri spirituali monsignor Emanuele Ferro e monsignor Marco Gerardo insieme al priore del Carmine, Antonello Papalia, e al commissario arcivescovile della confraternita dell’Addolorata e san Domenico, Giancarlo Roberti, hanno annunciato che «dalle due Confraternite verrà organizzata – si legge nel documento - la diretta facebook sulle pagine istituzionali, in modo che gli iscritti ai sodalizi possano comunque – sebbene a distanza – unirsi in preghiera, per chiedere al Signore la guarigione di quanti si sono ammalati ed il più rapido ritorno alla normalità». L’innovazione tecnologica, insomma, come alternativa alla sospensione della tradizione.
A Taranto, in realtà, la tradizione deve molto all’innovazione tecnologica. Dopo l’arrivo dell’Italsider e la profonda trasformazione del tessuto sociale tarantino, i riti hanno vissuto momenti di profonda difficoltà. A cavallo tra gli anni’ 60 e ’70, infatti, non solo gli iscritti erano profondamente in calo, ma quei riti così antichi sembravano una nota stonata nella nuova vita moderna e industrialista del centro urbano. Sulle colonne dei giornali, in quegli anni, venivano addirittura annunciate iniziative per l’abolizione dei riti che con il loro lento incedere occupavano le strade per ore creando un traffico che impediva agli operai di raggiungere lo stabilimento siderurgico nato al quartiere Tamburi. Non sono poche le testimonianze tramandate dai vecchi confratelli che raccontano di processioni svolte con la partecipazione di volontari anche non iscritti ai sodalizi. A salvare la tradizione da quel declino progressista, furono le prime dirette televisive organizzate dalle emittenti locali e l’impegno del giornalista e studioso Nicola Caputo, poi divenuto negli anni ’90 priore del Carmine.
Caputo raccontò attraverso la televisione la vera storia di quei riti, la nascita delle confraternite e delle processioni. Attraverso le dirette tv quelle storie con le suggestive immagini delle statue e le note musicali che accompagnano le processioni, entrarono dentro le case dei tarantini e risvegliarono soprattutto l’interesse di tantissimi giovani che ancora oggi rappresentano la principale fonte di rinnovamento della vita confraternale. La tecnologia consentì quindi ai riti di sopravvivere al tempo. Negli anni scorsi, con l’avvento di Internet, le due confraternite ioniche hanno sfruttato la rete come mezzo di diffusione della pietà popolare. Le congreghe del Carmine delle Addolorata hanno un sito nel quale sono riportate storie e informazioni e che vengono costantemente aggiornate con eventi e appuntamenti. Non solo. Da qualche anno la confraternita del Carmine ha addirittura sviluppato un’applicazione utilizzabile sugli smartphone per condividere notizie e curiosità sulla processione del venerdì Santo e su quella della titolare che si tiene il 16 luglio. Insomma vecchio e nuovo sono riusciti a trovare un equilibrio e oggi, questo connubio solo apparentemente impossibile, è la strada per superare un nuovo momento di difficoltà. A Taranto come a Gallipoli, Francavilla e in ogni altra comunità che, pur rispettando le disposizioni delle autorità civili e religiose, non vuole rinunciare alla sua storia e alle sue radici. Nella speranza che tutto possa essere superato in fretta per rivivere nelle strade quei riti che rinvigoriscono l’orgoglio di un’appartenenza e proiettano nel futuro le origini di una terra Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia