Fede e riti: la tradizione sfida i tempi

Fede e riti: la tradizione sfida i tempi
di francesco CASULA
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Giovedì 19 Marzo 2020, 09:05 - Ultimo aggiornamento: 14:51
I social network, come forma di resistenza al coronavirus, per non interrompere riti secolari. L’innovazione tecnologica al servizio delle tradizioni messe a rischio in questo 2020 dall’emergenza sanitaria globale che il mondo intero sta attraversando. C’è preoccupazione, infatti, per i riti della Settimana Santa che in tutto il Salento animano i giorni e le notti che precedono la Pasqua. Da Gallipoli che nei giorni di Venerdì e Sabato si veste di silenzio per accompagnare i Misteri e la Desolata, a Francavilla Fontana dove i «Pappamusci» percorrono le strade della città degli Imperiali per pregare dinanzi agli «Altari della reposizione» che il popolo chiama da sempre «Sepolcri». E poi Taranto che ogni anno richiamo migliaia e migliaia di turisti al seguito dei «perdoni», del Pellegrinaggio dell’Addolorata e della processione dei «Misteri». Proprio nel capoluogo ionico, che da anni è riconosciuto come la capitale della religiosità popolare del meridione, le congreghe che animano la Settimana Santa – l’Arciconfraternita del Carmine e quella dell’Addolorata e san Domenio – hanno pensato alla tecnologia per superare il difficile momento imposto dall’emergenza Coronavirus. Nei giorni scorsi, infatti, il vescovo della diocesi ionica, monsignor Filippo Santoro, ha emanato una serie di restrizioni per Quaresima adeguandosi alle norme imposte dal Governo. Sospese «tutte le attività pastorali con grande partecipazione dei fedeli, compreso il catechismo dei fanciulli e la Via Crucis». Proprio quest’ultima funzione, che nelle chiese del Carmine e di san Domenico, si celebrano la domenica sera, è uno dei momenti di preparazione alla Settimana Santa più atteso dai confratelli e dagli amanti delle tradizioni tarantine: i due sodalizi hanno quindi escogitato un modo per evitare di interrompere un rito utilizzando proprio la tecnologia.

Con una nota inviata ai confratelli e all’intera cittadinanza attraverso gli organi di informazione, i Padri spirituali monsignor Emanuele Ferro e monsignor Marco Gerardo insieme al priore del Carmine, Antonello Papalia, e al commissario arcivescovile della confraternita dell’Addolorata e san Domenico, Giancarlo Roberti, hanno annunciato che «dalle due Confraternite verrà organizzata – si legge nel documento - la diretta facebook sulle pagine istituzionali, in modo che gli iscritti ai sodalizi possano comunque – sebbene a distanza – unirsi in preghiera, per chiedere al Signore la guarigione di quanti si sono ammalati ed il più rapido ritorno alla normalità». L’innovazione tecnologica, insomma, come alternativa alla sospensione della tradizione.

A Taranto, in realtà, la tradizione deve molto all’innovazione tecnologica. Dopo l’arrivo dell’Italsider e la profonda trasformazione del tessuto sociale tarantino, i riti hanno vissuto momenti di profonda difficoltà. A cavallo tra gli anni’ 60 e ’70, infatti, non solo gli iscritti erano profondamente in calo, ma quei riti così antichi sembravano una nota stonata nella nuova vita moderna e industrialista del centro urbano. Sulle colonne dei giornali, in quegli anni, venivano addirittura annunciate iniziative per l’abolizione dei riti che con il loro lento incedere occupavano le strade per ore creando un traffico che impediva agli operai di raggiungere lo stabilimento siderurgico nato al quartiere Tamburi. Non sono poche le testimonianze tramandate dai vecchi confratelli che raccontano di processioni svolte con la partecipazione di volontari anche non iscritti ai sodalizi. A salvare la tradizione da quel declino progressista, furono le prime dirette televisive organizzate dalle emittenti locali e l’impegno del giornalista e studioso Nicola Caputo, poi divenuto negli anni ’90 priore del Carmine.

Caputo raccontò attraverso la televisione la vera storia di quei riti, la nascita delle confraternite e delle processioni. Attraverso le dirette tv quelle storie con le suggestive immagini delle statue e le note musicali che accompagnano le processioni, entrarono dentro le case dei tarantini e risvegliarono soprattutto l’interesse di tantissimi giovani che ancora oggi rappresentano la principale fonte di rinnovamento della vita confraternale. La tecnologia consentì quindi ai riti di sopravvivere al tempo. Negli anni scorsi, con l’avvento di Internet, le due confraternite ioniche hanno sfruttato la rete come mezzo di diffusione della pietà popolare. Le congreghe del Carmine delle Addolorata hanno un sito nel quale sono riportate storie e informazioni e che vengono costantemente aggiornate con eventi e appuntamenti. Non solo. Da qualche anno la confraternita del Carmine ha addirittura sviluppato un’applicazione utilizzabile sugli smartphone per condividere notizie e curiosità sulla processione del venerdì Santo e su quella della titolare che si tiene il 16 luglio. Insomma vecchio e nuovo sono riusciti a trovare un equilibrio e oggi, questo connubio solo apparentemente impossibile, è la strada per superare un nuovo momento di difficoltà. A Taranto come a Gallipoli, Francavilla e in ogni altra comunità che, pur rispettando le disposizioni delle autorità civili e religiose, non vuole rinunciare alla sua storia e alle sue radici. Nella speranza che tutto possa essere superato in fretta per rivivere nelle strade quei riti che rinvigoriscono l’orgoglio di un’appartenenza e proiettano nel futuro le origini di una terra
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