Ripartiti, con una rinnovata certezza: l’essere indispensabili. La pandemia ha infatti dimostrato una volta di più, casomai ce ne fosse bisogno, che a tutto si...
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Ma a vedersela bene sono stati anche i produttori locali, quelli che, appunto, hanno una relazione diretta con l’acquirente, “e su questo non si potrà non fare una riflessione seria”, incalzaPiccinno, “perché è assurdo che in questo Paese, per risparmiare un euro a quintale, si continuino a importare tonnellate e tonnellate di grano dall’estero, non pensando che si potrebbe invece alimentare i nostrisettore produttivi di qualità”. Ed evitare al contempo frodi e pericoli per la salute dei consumatori, come nel caso del grano trattato con il glifosato e altre nefandezze: “Perchéquesta è la verità:con tutti i suoi limiti, il nostro sistema agroalimentare è quello che forniscemaggiori garanzie dal punto di vista sanitario, e aggiungo anche sociale. Adesso, quindi, i tempi sono maturi per un ragionamento importante: siamo andati in crisi per la mancanza di mascherine, ma cosa sarebbe successo se non avessimo potuto contare su un sistema di produzione e distribuzione alimentare che, sia pure con fatica, è stato in grado di fornire risposte certe ai bisognidella gente?”.
La famosa resilienza, d’altro canto, è anticorpo già sviluppato dai produttori salentini, soprattutto quelli olivicoli: “Paradossalmente, noi abbiamo sofferto di meno per questo lockdown perché veniamo da sette anni di Xylella. Due eventi calamitosi uno dopo l’altro – quasi due piaghe bibliche, potremmo dire - eppure ancora combattiamo”. L’orizzonte è insomma ancora caricodinuvolenere,ma nel frattempo si è alzata la tramontana, così anche Damiano Reale, presidente del Consorzio di tutela del Salice Salentino, è cautamente speranzoso: “Il settore della ristorazione stenta, perché non credo che la gente abbia in questo momento voglia di uscire a cena come un tempo. Dovremo aspettare l’estate, attendere che finisca la paura del Covid-19 per tornare a quello che eravamo prima”. Ma nel frattempo, per fortuna, i mercati enologici planetari si stanno riaprendo.
“Germania, Svizzera, Austria stanno ricominciando a vivere, e così anche la Cina, che ha ripreso a ordinare vino, seppure con cautela”, continua Reale. “Sono invece ancora fermi gli Stati Uniti, e questo è un problema che secondo me non si risolverà in breve tempo. Ma se riparte almeno l’Europa possiamo cominciare a sperare”. Ottimista, perché non ha smesso di lavorare neppure per un attimo, Nicola Vantaggiato, produttore orticolo di Corigliano d’Otranto: “Ripartire? Noi non ci siamo mai fermati. Noi produciamo per il nostro marchio aziendale, spediamo in tutta Italia su richiesta e in più riforniamo altri negozi del Salento, tra cuiunocondivisocon altre aziende a Lecce. E se anche dopo il Dpcm del 10 marzo abbiamo chiuso il nostro punto vendita per stare tranquilli, ci siamo specializzati in consegne a domicilio”. In più la pandemia ha messo in moto molti ragionamenti: “In realtà avevamo iniziato già prima a pensare di espanderciconuna serie di investimentiutili ad assicurare alla nostra clientela una gamma di prodotti più ricca e continuativa… L’emergenza Covid-19 ha solo confermato che siamo sulla strada giusta”. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia