I pugliesi sono i più infelici d'Italia. Lo studio: colpa di amici e parenti

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L'intervista a Mino De Santis

Eliminare il superfluo, guardarsi intorno, guardare dentro se stessi e non essere ossessionati da ciò che non si ha. E abbandonare l’attitudine ( molto pugliese ndr) a lamentarsi, a guardare chi ha di più di noi. La ricetta della felicità per il cantastorie e cantautore salentino Mino De Santis sta nel coltivare la ricchezza interiore. La felicità non è un fatto che ha a che fare questo o quel territorio. «Sono le persone che fanno i luoghi, non il contrario».

Nonostante spesso si parli della Puglia come un paradiso, i pugliesi sono i più infelici d’Italia, secondo i dati Istat. Cosa non quadra?

«La felicità la gente la cerca all’esterno e non ha capito nulla; la felicità non te la da il posto in cui vivi ma quello che sei. È un discorso di crescita personale e anche spirituale. C’è da aggiungere poi che i meridionali in genere, e anche i pugliesi, sono molto lamentosi, guardano sempre a chi sta meglio, a chi ha di più anche economicamente. Sempre a dire che "qui siamo messi male" ma credo che non sia il luogo che fa la persona ma la persona che fa il luogo. Io ad esempio vivo bene, ho molto poco, per intenderci, ma sto bene».

Quindi occorre fare, per così dire, pace con la bellezza che si ha intorno e con se stessi?

«Ma si, smetterla di lamentarsi di continuo e impegnarsi nella vita, perseguire i propri sogni e pensare che come si è dentro si è fuori, l’esterno è lo specchio di ciò che siamo nello spirito».

Siamo anche tra i più insoddisfatti delle relazioni con i parenti. E anche qui si sfata il mito delle grandi famiglie unite.

«Io non credo al legame di sangue come qualcosa che debba essere necessariamente forte e soddisfacente, non è ciò che dovrebbe fare la differenza. Certo è anche vero, però, che riuscire ad intrattenere buoni rapporti sia una bella cosa. Ma qui spesso ci si allontana per questioni economiche e di proprietà».

Cito la frase di una canzone: “Meno male che c’è sempre qualcuno che canta e la tristezza ce la fa passare…”. Qual è la ricetta della felicità?

«Pensare che il corpo che viviamo è come un abito, se ci identifichiamo con quello che abbiamo inevitabilmente non saremo felici perché tutto comunque decade col tempo. Bisogna piuttosto coltivare interessi, curiosità, intraprendere nuovi hobby, viaggiare, imparare a suonare uno strumento».

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