Nuova generazione di dribblatori in Serie A. Da Causio e Maiellaro ad Almqvist: «Ma questo è un altro calcio»

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Eduardo Galeano raccontava il dribbling...

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Eduardo Galeano raccontava il dribbling così: «Il pallone ride raggiante nell’aria. Lui lo mette a terra, lo addormenta, lo corteggia, lo fa danzare». Quel lui è quello che lo scrittore uruguaiano chiama “l’idolo”. Pier Paolo Pasolini, grande appassionato di calcio, scriveva che «il sogno di ogni giocatore è partire da metà campo, dribblare tutti e segnare». Per lui questo era l’atto «sublime» del calcio. «Ma non succede mai», aggiunse. E se non succedeva mai in quegli anni, figurarsi nel calcio del tiki taka e della costruzione dal basso. Eppure la Serie A 2023/24 è quella del ritorno al dribbling. Merito della nuova generazione di fantasisti ed esterni. Soulè, Kvaratskhelia, Gudmundsson e i loro fratelli: i dribblatori di questa Serie A. Tra questi c’è anche Almqvist, esterno del Lecce, al quinto posto nella classifica dei dribbling riusciti nel campionato italiano. È il calcio che cambia e torna all’antico, ai Sala, Conti, Figo, Baggio, per scomodare i grandi del passato. Con le dovute proporzioni, per carità.
Si torna, però, al dribbling. Il calcio negli anni è cambiato, dai tempi di Garrincha a quelli di Vinicius junior al Real Madrid. A proposito, Garrincha, che aveva una gamba leggermente più corta dell’altra ma che probabilmente è stato il migliore di sempre in questo, quando gli chiesero come faceva rispose con un dribbling anche alla domanda: «Facile. I difensori si distraggono e io passo». È morto senza svelare a nessuno il suo segreto, sempre ammesso che ve ne sia uno.

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