Mascherine in ospedale: a fine mese cade l'obbligo dell'ultima misura covid. La variante "Arturo" colpisce anche l'Italia: sintomi e pericolosità

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Gli esperti

«Naturalmente - prosegue Bassetti - continuerò a utilizzare la mascherina in ospedale se entro nella stanza di un immunodepresso o se sono a contatto con una persona potenzialmente infetta, così come lo facevo anche prima dell'obbligo di mascherine introdotto nel 2020 per frenare la diffusione del Sars-Cov-2. E chiederò di farlo anche a chi lavora con me e ai familiari che intendono andare a trovare questi pazienti». Metterlo però sul piano dell'obbligo ora «non ha senso perché il Sars-Cov-2 non è più grave, oggi, rispetto a altri virus respiratori». Lo stop all'obbligo di mascherina, prosegue, «è un modo per tornare alla normalità su altri aspetti strettamente connessi, come il doppio percorso che hanno in ospedale i positivi al Sars-Cov-2, pur se asintomatici ma anche il tampone che viene richiesto per accedere ai pronto soccorso, per il ricovero, per una visita medica. Sono scelte - conclude - che sono in capo alle strutture sanitarie ma non sono più legate alla tutela dei pazienti, che anzi vanno incontro a complicazioni, bensì a proteggersi da eventuali denunce».

«Personalmente ritengo che l'obbligo di mascherina in ospedale e negli ambienti sanitari vada mantenuto ovunque. In subordine, in ambito ospedaliero l'obbligo potrebbe essere circoscritto solo a reparti dove sono ricoverati pazienti fragili, immunodepressi e a rischio di infezioni. E in altri contesti, ad esempio ambulatori affollati con lunghe attese, per contenere la circolazione di patogeni, in particolare durante la stagione influenzale», spiega invece Nino Cartabellotta, presidente di Fondazione Gimbe. Nelle ultime settimana alcuni paesi hanno già deciso di eliminare l'obbligo e lo scorso 6 aprile questa decisione è stato adottata in Portogallo.

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