Manicomi, come se si trattasse “solo” di pazzi da internare, di mostri deviati e perciò straordinari, rari, e non viceversa dei frutti ormai ordinari di una...
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Dalla politica è ormai doveroso aspettarsi di tutto e di peggio. Ma ci sono terreni - come si dice in questi casi - non negoziabili, sui quali cioè dovrebbe esserci un humus condiviso: la lotta consapevole ai femminicidi, alla violenza di genere e a quell’(in)cultura di fondo è uno di questi terreni. Dovrebbe, e invece eccoci puntualmente qui. Uno degli ultimi a iscriversi allo spettacolo d'arte varia è stato Pippi Mellone, sindaco di Nardò non nuovo a uscite temerarie: altro che «analisi sociologiche» e «intellettuali indaffarati» - scrive su Facebook - meglio il «pragmatismo» e quindi «i manicomi perché le strade sono piene di pazzi autentici» e «la pena di morte». Semplice, no? Basta rinchiudere i pazzi, e poi al limite affidarli alla pena di morte, e il gioco è fatto.
Non l’unico, non il solo. Qui da manicomio è forse il dibattito generale, perché non assume la complessità e la pervasiva profondità culturale della questione, che prima di crollare negli abissi del femminicidio ha mille altre sfaccettature, non per forza opera di “pazzi”, e molto spesso anzi quotidiane, e persino più o meno tacitamente accettate. Partire da qui sarebbe gran cosa, a destra e a sinistra, a Roma e in periferia. Lasciando stare, possibilmente, manicomi e pene di morte. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia