L'erosione costiera nel Salento e i tanti errori: avevano tutti ragione (quasi)

Per il tratto di costa di Melendugno negli anni scorsi in molti prevedevano il disastro. L'esito è grosso modo quello, ma il motivo è ben diverso. E le colpe sono precise

Un tratto di costa colpita dall'erosione nel Salento
Avevano tutti ragione, a pensarci bene. Avevano ragione gli amministratori locali, spaventati dal disastro ambientale, dal dissesto paesaggistico, dall’implosione del...

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Avevano tutti ragione, a pensarci bene. Avevano ragione gli amministratori locali, spaventati dal disastro ambientale, dal dissesto paesaggistico, dall’implosione del turismo. Avevano ragione i profeti dell’ambientalismo militante, ché nulla sarebbe stato come prima. Aveva ragione chi preannunciava l’agguato a “uno dei tratti di costa più belli della Puglia”, cioè la lingua di mare di Melendugno.

Sempre a pensarci bene: avevano tutti ragione, o forse no. Perché gli amministratori, e i profeti, e gli ambientalisti di professione nel preconizzare disastri e dissesti a Melendugno e dintorni avevano individuato la causa di tutto nel gasdotto Tap. Ovviamente infischiandosene di quanto la natura, il tempo, il menefreghismo e l’incuria dell’uomo, spesso con l’abito dell’amministratore locale, stavano intanto combinando: costa abbandonata e anno dopo anno sempre più friabile, erosione, crolli. Proprio in questi giorni sta accadendo ciò che imprevedibile certo non era: le ordinanze per rendere quel tratto off limits. Peccato perché nel frattempo, entrato in esercizio il gasdotto, il turismo non aveva avvertito contraccolpi dovuti al “malefico tubo”: lo scorso anno a Melendugno 75.560 arrivi (in crescita), quinto comune sui 96 salentini (fonte: Provincia di Lecce) e Bandiera Blu. L’estate 2024 sarà invece un’incognita: c’è la costa da mettere urgentemente in sicurezza, le ordinanze di blocco sono un pessimo spot, la Bandiera blu potrebbe non essere così scontata e il turismo rischia di accusare la mazzata. 

A sindaci barricaderi e rappresentanti istituzionali di varia risma andrebbero allora poste due domande. La prima: forse negli anni scorsi, più che intestardirsi nel monocorde e comodo “no Tap”, sarebbe stato magari il caso di rimboccarsi le maniche e pretendere da Bari, Roma, Bruxelles qualcosa di davvero concreto per la costa salentina? La seconda: quando, almeno 10 anni fa (e di certo con lettera del 2013), la multinazionale propose milioni - e non le briciole d’oggi - solo per interventi sul costone, perché ignorare più e più volte la proposta? Un capolavoro quasi irripetibile. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia