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Semplificazione burocratica e credito d’imposta. Ma, per chi dal primo gennaio 2024 investirà nella Zona economica speciale unica appena istituita dal governo accorpando le Zes delle 8 regioni del Sud, ci potrebbero essere buone possibilità di beneficiare anche della decontribuzione, in scadenza a fine anno. L’ha detto il ministro per il Sud, gli Affari europei, le Politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, intervenendo (da remoto) nel momento forse più caldo del convegno organizzato ieri alla Camera di commercio di Lecce da Confimi Industria, Intrapresa e Propeller sul tema “Zes: manifattura e logistica per lo sviluppo del Sud Italia”, in presenza del commissario per la Zes Adriatica Puglia-Molise, Manlio Guadagnuolo.
Nei numerosi interventi, infatti, è stata “benedetta” la Zes Sud ma, nel contempo sollevate perplessità sulla governance («ci sarà un referente sul territorio o solo una cabina di regia a Roma?»), la durata («quando scade?») e l’entità economica del nuovo strumento («1,5 miliardi per il credito d’imposto basteranno?»). La risposta di Fitto, rapida e diretta, è apparsa volta essenzialmente a rappresentare lo stato di un “cantiere” ancora aperto. «È singolare - ha spiegato - che il tema d’interesse sia la governance e non l’opportunità. La Zes unica offre al Mezzogiorno l’opportunità di giocare la partita a livello internazionale, è un percorso condiviso con la Commissione europea. La quantificazione delle risorse non è dettagliata così come impropriamente detto e fa parte di una previsione che ha due aspetti: la possibilità di riportare le opportunità delle 8 Zes nella Zes unica e in secondo luogo, in attesa della scelta a livello europeo sul “temporary crisis framework” (cioè il quadro temporaneo di crisi per le misure di aiuto di Stato a sostegno dell’economia a seguito della guerra in Ucraina), anche alla possibilità di prolungamento della Decontribuzione Sud. Ad ogni modo, un confronto si aprirà. I suggerimenti sono tranquillamente accoglibili se costruttivi», ha assicurato Fitto.
Prima di lui e più degli altri, Canio Trione (Ufficio studi Confimi Bari) aveva alzato la voce contro la «centralizzazione» dell’organo amministrativo della Zes unica e l’esiguità delle somme stanziate per il credito d’imposta in ragione «dell’assenza di un termine di vigenza dello strumento».
I commenti
Di fatto, le imprese hanno voluto la Zes unica. L’ha ricordato il segretario di Propeller porto di Bari e Confimi Bari, Riccardo Figliola, anteponendo, però, l’esigenza di «un riferimento in loco». Così Manuela Aloisi (Confimi Lecce) e Alfonso Cialdella (Bari): «No a un controllo centralizzato e maggiori risorse», ha affermato il presidente Confimi Bari e Centro studi Intrapresa. Mentre Fabio Pollice, rettore dell’Università del Salento (firmatario di un accordo con Zes Adriatica e Asi per sviluppare il primo incubatore-acceleratore di imprese specializzato in “One Health”), ha indicato in «formazione, ricerca e trasferimento tecnologico» l’apporto che l’università può offrire per gli investimenti alla Zes unica. Che, dalla sua, potrà tenere conto anche delle proiezioni di Alessandro Panaro (Srm-Intesa Sanpaolo) sulla performance degli stati per la funzionalità dei porti, tempi di permanenza delle navi, carburanti alternativi, la fluidità sui canali strategici di trasporto e i settori merceologici su cui investire, agroalimentare, energia, chimica e metalmeccanica in primis. «Lavorare in rete per orientare gli investimenti», l’input di Maria De Luca (Propeller Lecce e Brindisi), seguito dall’invito di Donato Caiulo (Propeller Roma) a «dotare di infrastrutture e servizi aree portuali e industriali» e dall’illustrazione del nuovo porto di Molfetta da parte di Vito Totorizzo, presidente di Confimi logistica e vicepresidente di Propeller Bari, attivo per l’opera dall’85.
Maurizio D’Amico, segretario generale e membro del board of trustees di Femoza (la federazione mondiale delle Zes) ha posto l’accento sul modello normativo imperfetto del 2017, «una legge fatta da giuristi per giuristi, e non per gli imprenditori» e che nel frattempo ha subìto 12 modifiche. D’Amico, quanto al tema della governance unica, ha invitato a «non limitarci alla difesa del campanile e agli aspetti localistici, perché la Zes è uno strumento di diritto internazionale». Fondamentale puntare non solo sulla leva fiscale, ma anche sulle altre tre chiavi della Zes: «Burocrazia, infrastrutture e aspetti doganali», tenendo ben presente che la Zes è «un acceleratore per gli investimenti diretti esteri che creano effetti di filiera» e che la stessa Polonia, la prima Zes europea, ha varato una legge che estende i benefici a tutto il territorio nazionale.
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Quotidiano Di Puglia