Non si ferma l’attività di acquisizione degli atti nell’ambito dell’inchiesta sulla Xylella, avviata dalla Procura di Lecce. La raccolta degli elementi utili alle indagini...
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La trasferta romana degli uomini del Nipaf è servita presumibilmente ad acquisire, tra le altre cose, anche il decreto del ministero delle Politiche agricole del 26 settembre 2014 - e tutti gli atti connessi - nel quale si indicano i criteri da rispettare per la delimitazione delle aree a rischio da parte del Servizio fitosanitario della Regione Puglia, e nel quale vengono previsti - per la zona cuscinetto e nel cordone fitosanitario - trattamenti insetticidi, interventi agronomici, eliminazione e monitoraggio intensivo delle piante ospiti. Pratiche a cui si aggiunge «l’eliminazione di tutte le piante infette o ritenute tali sulla base di ispezioni visive che mostrano sintomi ascrivibili a Xylella fastidiosa senza alcun esame analitico» nella fascia di zona infetta di un chilometro contigua alla zona cuscinetto. Nei faldoni dell’inchiesta finiranno altri atti nei quali si fa riferimento alla vicenda Xylella.
Continua dunque la fase dell’acquisizione di documenti da parte degli inquirenti, avviata con la visita presso l’Osservatorio fitosanitario regionale, e proseguita poi con le perquisizioni nella sede del Consiglio nazionale delle ricerche di Bari e del Dipartimento di Scienze del suolo dell’Università di Bari. Verifiche sono state disposte anche nei confronti dell’Istituto agronomico mediterraneo di Valenzano (Bari): qui gli investigatori hanno acquisito documentazione relativa al convegno organizzato nel 2010 e finito nell’occhio del ciclone per via dell’ipotesi che il batterio della Xylella possa essere stato introdotto in quella occasione. Migliaia e migliaia di pagine che gli investigatori dovranno studiare, e alle quali si aggiungono i verbali di ascolto delle persone coinvolte nella vicenda. Ad aprile, ad esempio, nel corso di un lunghissimo interrogatorio, furono sentiti Donato Boscia, responsabile dell’Unità organizzativa di supporto di Bari dell’Istituto per la protezione sostenibile delle piante del Cnr, e Antonio Guario, dirigente dell’Osservatorio fitosanitario della Regione Puglia. Primi passi di un’inchiesta che si preannuncia lunga e complicata. Senza dimenticare che l’intervento giudiziario è su più livelli: oltre alla Procura di Lecce, del caso è stato investito il Tar, che ha “congelato” il piano Silletti, e il Consiglio di Stato, che ha respinto il successivo ricorso del Ministero. Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia