Il decreto di sequestro risale a sabato, le polemiche a domenica. Il chiarimento, netto, della Procura di Bari è invece di oggi. I pm del capoluogo spiegano che...
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Le polemiche e la risposta. Alla notizia del sequestro, erano insorte le associazioni agricole (qui le reazioni), evidentemente interpretandolo come uno stop alle eradicazioni (proprio come successo, nel dicembre 2015, con l'inchiesta della procura di Lecce). La risposta dei magistrati baresi sgombra il campo da qualsiasi dubbio, parlando persino di «commenti del tutto inadeguati sia in ordine ai presupposti del provvedimento sia in relazione agli scopi di esso, con riferimenti ad iniziative autonome e separate di altre Procure e ad asseriti esposti “… di qualche santone o negazionista” che, si sostiene, troverebbero “… sponde… anche nelle Procure”».La Procura di Bari «rivendica ancora una volta il potere/dovere di garante della legalità sul circondario – in un ambito particolarmente esposto e “sensibile” quale quello della tutela ambientale, fonte di preoccupazione per tutti coloro che hanno a cuore la salvaguardia dell’habitat naturale del territorio - ma anche dei rappresentanti e degli esponenti dell’ imprenditoria agricola, e richiama il principio costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale che impone l’approfondimento delle notizie di reato che pervengono.
Nel merito si precisa che il provvedimento - che ha ad oggetto un solo albero di ulivo ed è stato disposto in relazione ai reati di diffusione di malattie delle piante e pubblicazione o diffusione di notizie atte a turbare l’ordine pubblico – è in funzione esclusivamente probatoria connessa, tra l’altro, allo svolgimento di consulenza tecnica, le cui operazioni sarà cura di questa Procura vengano effettuate in tempi e con modalità del tutto compatibili con il provvedimento di eradicazione disposto dal competente organo della Regione, la cui legittimità/liceità non è posta in discussione dal decreto di sequestro». Leggi l'articolo completo su
Quotidiano Di Puglia