Vertice di maggioranza in Regione. Per la giunta spunta anche Montanaro

Vertice di maggioranza in Regione. Per la giunta spunta anche Montanaro
Il “risiko” questa volta è ancora più complesso e Michele Emiliano ha tutti i motivi di voler prima condividerne la ratio con i suoi nella riunione di...

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Il “risiko” questa volta è ancora più complesso e Michele Emiliano ha tutti i motivi di voler prima condividerne la ratio con i suoi nella riunione di maggioranza che si terrà oggi pomeriggio in Regione per decidere la strada da intraprendere per dare il segnale di discontinuità chiesto da Elly Schlein e Giuseppe Conte (ma non solo da loro) all’indomani della bufera giudiziaria che si è abbattuta sulla Puglia


Un cambio che come è ormai chiaro non sarà il ritocco che Emiliano ipotizzava in un primo momento, dopo l’uscita del M5s dalla maggioranza, ma, un sostanziale rimescolamento delle carte per rilanciare il lavoro dell’ente in questo anno e mezzo che resta. E tra le novità del vertice, c’è anche la presenza di Azione, per la prima volta invitata a partecipare al tavolo. 

No all'azzerramento: toto-nomi sul rimpasto


Al di là della proverbiale ritrosia del presidente per i cambi radicali, i motivi per cui Emiliano preferirebbe non azzerare l’esecutivo sono abbastanza chiari: il rischio sarebbe infatti quello di smuovere equilibri ormai consolidati coinvolgendo nel repulisti richiesto dai vertici di Pd e M5s anche i gruppi estranei alla vicenda. A cominciare dalle liste civiche, che da sempre hanno rappresentato la forza elettorale aggiunta per la coalizione ma su cui potrebbe ritorcersi la caccia ai trasformisti della politica. Per questo, mentre impazza il toto-nomi sul rimpasto, l’ipotesi più accreditata è che Emiliano definisca gli spazi di manovra insieme ai suoi prima di agire.
Oltre alla sostituzione obbligata dell’assessora dem ai Trasporti Anita Maurodinoia e della pentastellata Rosa Barone al Welfare, la prima dimissionaria perché indagata e la seconda a causa dell’uscita dalla giunta del M5s, Emiliano potrebbe mettere in discussione l’assessorato tecnico di Rocco Palese (Sanità) e quello ormai sottorappresentato di Gianni Stea (Lavoro). Entrambi gli assessori inoltre vengono dal centrodestra, aspetto che potrebbe placare l’ira di Elly Schlein sui trasformismi ma rendere la strada scivolosa con la più emilianiana delle civiche, Con, che al suo interno vede un alto tasso di transfughi.
Ad ogni modo, tra i papabili in ingresso, il nome di Debora Ciliento al Welfare è dato quasi per scontato sia per la formazione della consigliera dem sia per la rappresentanza di genere che richiederebbe un passo avanti anche a Lucia Parchitelli, attualmente vicesegretaria del partito e presidente della commissione Cultura - unica altra donna del Pd presente in Consiglio. Ma si fa anche il nome di Francesco Paolicelli, che guida la commissione Industria. Altre voci portano invece a soluzioni tecniche: se dovesse uscire Rocco Palese infatti c’è chi ipotizza la “promozione” del dirigente del dipartimento Salute Vito Montanaro, da tempo in attesa dell’assessorato (saltato proprio per una grana giudiziaria poi pienamente superata). Mentre un’altra strada porterebbe al ritorno in Giunta di Angela Barbanente, giù assessore all’Urbanistica dell’era Vendola e madrina del Pptr. In questo modo Emiliano potrebbe rafforzare l'asse Pd-SI anche per le Comunali di Bari, dove al momento regna la confusione attorno alle candidature. Ma Emiliano ha anche costruito un asse con i calendiani. Ieri Carlo Calenda, ospite de La7, bollava come “prese i giro“ i codici deontologici e i protocolli di legalità che «servono a coprire lo status quo», rimproverando al Pd di inseguire il M5s. Ma in Puglia il lento riavvicinamento dei calendiani serve a bilanciare la perdita di ben 6 consiglieri di maggioranza e c’è chi è pronto a scommettere che anche Azione potrebbe avere qualche beneficio dal rimpasto. 


Il ritocco poi, potrebbe riguardare anche le Asl e le agenzie regionali, tra cui l’Adisu. Ma anche nelle Commissioni, rinnovate da pochissimo, potrebbe scoppiare un caso: Michele Mazzarano, che si è allontanato dal gruppo Pd dopo la scomunica di Schlein potrebbe dover rinunciare alla presidenza della Ambiente. E se Parchitelli o Paolicelli lasciassero le loro si aprirebbe un’altra battaglia per l’avvicendamento. Un passaggio che l’ultima volta ha impiegato più di 6 mesi per giungere a termine.
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Quotidiano Di Puglia